Negli anni tra il 1927 e il 1929, l’architetto Innocenzo Sabbatini avvia il progetto e la realizzazione degli alberghi suburbani della Garbatella ( lotti 41,42,43 e 44), edifici speciali che associavano alla residenza a carattere temporaneo e transitorio un insieme di funzioni collettive: mensa, asilo nido e scuola, chiesa, lavanderie e stirerie, cucine, servizi igienici comuni, soggiorni, spazi aperti per il gioco, magazzini. Vengono definiti “alberghi di transito” destinati ad ospitare le famiglie sfrattate dalle proprie abitazioni per effetto delle opere di sventramento-liberazione dei monumenti e di “parziale sbaraccamento” previste dai progetti del Governatorato per la costruzione di un rinnovato centro monumentale e politico della città con nodo in piazza Venezia e a seguire alla fine degli Venti, la trama già impostata da Pio IX.

La definizione tipologica degli alberghi rimase difficile ed ambigua nella sua catalogazione. L’albergo rosso, il lotto 42, individuato dalla torre dell’orologio, dal colore prevalente dell’intonaco e da un leggero disallineamento urbano rispetto agli altri tre alberghi che compongono il complesso residenziale, assunse da subito un ruolo di emergenza territoriale nella campagna dove si stava completando la Garbatella. E dall’altra parte la densità di servizi e spazi pubblici al suo interno lo rendono un riferimento della stessa borgata. All’interno l’architettura dell’albergo rosso si risolve, sottolineata dal valore strategico che assume la modulazione diversificata della luce, nella continuità degli spazi allungati e poco profondi delle parti scandite dagli alloggi-camere distribuiti da ampie vie interne a piani sfalzati, che, di nuovo, si dilatano e raccolgono nei nodi ampi degli spazi di soggiorno e servizi all’ uso collettivo ai piani. Lo spazio propriamente pubblico, urbano, è sempre in relazione con gli spazi comuni posti all’interno dell’edificio e segnalato dalla riconoscibilità architettonica e formale: dalle scalinate che affacciano su piazza Biffi che conducono all’Istituto Maternità e Infanzia, ai pronai che danno accesso alla sala mensa e, una volta entrati, le vie interne conducono ai soggiorni aperti sui giardini. La mensa distrutta dai bombardamenti del 1944 era il ventre dell’edificio, luogo d’arrivo dei percorsi. Aveva il compito di armonizzare lo spazio, di assorbire le irregolarità dell’edificio e di dare sfondo e luce alle molteplici prospettive interne. La copertura della mensa era costituita da una cupola a lacunari finestrati sorrette da colonne, che dopo il bombardamento fu abbattuta perché pericolante Allo stato attuale gli interventi di trasformazione occorsi nel tempo hanno profondamente modificato, rendendoli quasi illeggibili, i valori architettonici moderni dell’Albergo rosso.