Il problema della pazzia di Koch. Un racconto di Jacopo Tenuzzo

 

Da quando avevo lasciato il professor Enrico La Tenzia durante la sua prima avventura per scovare i criminali di un delitto, non l’avevo più sentito. Sapevo che egli aveva sospeso la sua attività didattica nelle università della Svizzera (e non solo) e si era trasferito a Moregno per cercare più pace e più tranquillità rispetto alle grandi città elvetiche. Sapevo anche, però, che ogni tanto riceveva qualcuno, non so chi di preciso, ma sicuramente qualcuno che aveva problemi con cavilli della legge. 

Cosa sapevo esattamente di La Tenzia? Io e Franca l’avevamo invitato a cene e pranzi e lui si era dimostrato sempre un ottimo interlocutore. Amava la fisica e le scienze esatte: non amava la filosofia e le lettere latine, mentre prediligeva quelle anglosassoni, quella inglese, soprattutto. Una cosa strana era in lui che in questa epoca, dove tutti hanno cellulari, lui non ne avesse alcuno. E non guidava nemmeno la macchina. Se si spostava lo faceva in treno oppure in autobus. Un giorno gli chiesi come mai di questo e lui mi rispose che non amava le nuove tecnologie (questo riguardava anche i cellulari) mentre per le macchine mi disse che (un po’canzonandomi) i treni e gli autobus svizzeri erano così puntuali che non c’era bisogno di prenderne una. Lo scienziato che amasse di più in assoluto era Darwin, ma anche Einstein e Bohr. Enrico Fermi anche.

Come dicevo, l’avevo ospitato più volte ma poi i rapporti si erano un po’assopiti. Finchè un giorno di Marzo, di ritorno da una passeggiata, passai davanti al suo villino: egli mi vide e m’invitò ad entrare: – “Castelli! Che sorpresa! Come va? E sua moglie? Vuole venire al mio villino? Fa ancora un po’ freddo. Ci riscalderemo al fuoco”-.

Entrai volentieri e subito mi appoggiai contro lo schienale di una poltrona.

La Tenzia si mise di fronte a me. – “L’ultima volta ci eravamo incontrati per un mistero. A parte le volte che sono stato invitato a casa sua. Anche stavolta lei è capitato al punto giusto nel momento giusto. Dovrebbe arrivare un’ospite che forse parlerà di un mistero”- disse ridacchiando.

Portava un foulard intorno al collo e nell’oscurità della stanza i suoi capelli non erano più biondo cenere ma totalmente grigi, come gli occhi, del resto.

Il fuoco crepiatava in silenzio vicino ai nostri piedi e stavamo sempre in silenzio finchè La Tenzia disse: – “Da quando ho risolto il mistero dei Beer non mi sono trovato ad affrontare casi simili: eppure ho finito la mia carriera accademica e mi sono ritirato in questo paesetto. Avevo già una casa in effetti. Poi ho messo in circolo la voce che risolvevo casi a che fare con la legge. Non è servito ancora a molto, infatti non sono ancora famoso in Svizzera”-.

– “Ma forse un giorno…”- prorruppi io.

– “Non so Castelli, non so…”-. Dopo una pausa ancora: – “Grazie a Dio sto avendo il mio primo cliente, oggi. Mi dovrebbe venire a chiedere delle informazioni su un caso di interdizione”-.

Ancora un altro silenzio. Finalmente il campanello suonò. La Tenzia si alzò ed andò ad aprire.

Dalla camera da pranzo sentivo una voce di donna, poi mi misi a scrutare meglio e vidi una figura slanciata, coi capelli corti biondi e una borsa di coccodrillo, il che indicava la sua agiatezza.

La Tenzia la fece entrare dov’ero io e ci presentò: – “Il sindaco Castelli, questa è la signora Koch”-.

La figura slanciata sembrò come chinarsi, al che io mi alzai.

La Tenzia disse: – “Prego, signora Koch, si sieda su una di queste poltrone”-.

La figura slanciata si sedette. Mi sembrò che fosse un po’ nervosa, infatti giocherellava con il manico della borsa di coccodrillo.

La Tenzia lo notò subito e disse: -“Non si preoccupi, signora, qui è tra amici. Non lasceremo trapelarenulla di quello che lei ci dirà”-. Poi con un sorriso: – “Da dove vuole cominciare?”-.

La signora sorrise anche lei e disse, accendendosi una sigaretta: -“Lei sa chi sono io vero? Sono la moglie del banchiere Koch”-.

La Tenzia fece di sì con la testa. – “L’avevo intuito. Perchè è venuta da me?”-.

– “Le devo raccontare le ultime vicende legate a mio marito Abraham Koch”- fece lei sintetica.

  • – “Mio marito era scomparso due anni fa.”-

La Tenzia chiuse gli occhi – “Sì mi ricordo di questo”-.

La signora sospirò: – “Ma prima mi chiedo: lei è veramente bravo, come ho sentito da alcuni nostri amici? Ci hanno raccontato che aveva risolto un problema con una famiglia ebraica di questo paese e essendo noi ebrei la voce è circolata tra di noi”-.

La Tenzia disse in tono sbrigativo: – “Mi dica di che cosa si tratta e io le spiegherò tutto. O forse quasi. La materia del dubbio è un’arte affascinante. Mi dica”-.

– “I miei figliastri vogliono rivedere il testamento fatto da mio marito…”-.

– “I suo figliastri? Quindi non sono figli suoi?”-.

-“No. Io ho sposato Abraham dopo che lui era rimasto vedovo. Quindi sono i miei figliastri. Ma sto divagando. Quello che mi preme dire è che loro credono che mio marito fosse incapace d’intendere e di volere quando ha redatto il testamento”-.

– “Ah!”- fece La Tenzia tranquillamente. – ” Dunque si tratta di questo…”-.

– “Sì ma dovrò almeno cominciare dall’inizio”- disse la signora Koch.

– “Nel 2014 mio marito era scomparso. L’avrà letto sui giornali o quant’altro”-. La Tenzia fece di sì con la testa. – “Una mattinasi era rasato (lui portava la barba), si era vestito e mi aveva detto che andava da un suo socio in affari. Non avrei dovuto aspettarlo per cena. Noi abitiamo, o meglio abitavamo a Lugano. Questo suo socio abitava a Bellinzona, quindi non mi meravigliai affatto quando mi disse di non aspettarlo per cena. Andai a dormire normalmente, ma quando mi svegliai lui non era nel mio letto con me. Non era da nessuna parte della casa. Così provai a telefonare al suo cellulare, ma niente, non rispondeva. Telefonai a i suoi figli, ma niente da fare, tutti mi dissero che non era da loro. A quel punto aspettai una giornata, poi due e poi chiamai la polizia. Questi mi dissero che avrebbero fatto il possibile e infatti cercarono in tutta la Svizzera e anche fuori. Ma niente”-. Fece una pausa. Poi riprese: -“Infine dopo 11 giorni di ricerca fu ritrovato ad Altdorf, nella locanda del villaggio. Era lui, aveva la barba ma era completamente cambiato nel carattere. Sembrava instupidito. Diceva di essere Abraham Koch, ma non sapeva contare fino a 100, faceva frasi sconnesse e (anche se non sono una psichiatra) pareva fosse schizofrenico. Anzi questa fu proprio la diagnosi che mi diedero quando gli feci fare un controllo alla clinica psichiatrica Sant’Anna. Fatto stache non sapeva gestire i suoi guadagni, non riconosceva i suoi soci: era completamente, completamente impazzito! Anzi mi pareva demente. Alla fine dovemmo ricoverarlo al Sant’Anna, anche perchè aveva attaccato un poliziotto prendendolo a parolacce. E poi, prima aveva la salute di un leone, adesso era debole, stanco. E per questo che poi è morto nella clinica. E’ morto di morte naturale, nessuno l’ha ucciso. Capisce, ora, perchè vogliono cambiare il testamento?”-.

– “Sì sì, capisco”- disse La Tenzia con le dita unite e lo sguardo fisso da qualche parte nella stanza che io non riuscivo a vedere per via della penombra. – “Lei va d’accordo coi suoi figliastri?”- disse ad un punto.

La signora sembrò un attimo indecisa, poi disse: – “Beh sì. Dio, non tantissimo. Mi hanno accolto bene, su questo non c’è dubbio, però mi sembravano un po’ troppo legati alla loro defunta madre”-.

– “In che senso troppo legati?”-.

Questa domanda sembrò dar fastidio alla signora, che disse: – “Niente, quando c’è una madre e poi non c’è più, è difficile elaborare”-.

Un silenzio lungo, poi La Tenzia continuò: – “E lei andava d’accordo con suo marito, prima della sparizione?”-.

– “Sì sì naturalmente sì. C’erano alti e bassi ma sì andavamo d’accordo”-.

– “E allora perchè, secondo lei, era sparito?”-.

La signora ebbe un risolino forzato. – “E’ questo che non so. Perchè mai sarebbe dovuto sparire? Non lo so. Ho detto c’erano alti e bassi, ma non una giustificazione per sparire nel nulla”-.

La Tenzia soppesò le sue parole: – “Va bene, allora, facciamo che sia sparito senza una giustificazione…”-.

C’era del sarcasmo in quelle parole? O solo la voglia di sapere la verità che non era stata detta dalla signora? Pensava forse che loro due non andassero d’accordo e che la Koch avesse detto una bugia sul loro rapporto? Forse c’era qualcos’altro. Forse non andavano così d’accordo. Forse c’erano stati dei litigi. Forse c’era qualcun’ altra?

La Tenzia ruppe il silenzio: – “Signor sindaco se mi vuole gentilmente prendere un libro dell’enciclopedia postadietro di lei alla lettera S.”-.

Feci come aveva detto, alzandomi e prendendo il volume. 

La Tenzia lo aprì: – “Vediamo S… S come Svizzera, no, no scherzo. S come schizofrenia. Non c’è bisogno che legga tutto. Deve sapere, signora, che conosco le malattie mentali, ma non tutte. La schizofreniaè la più famosa, ma non so se sia simile alla demenza. Ah, ecco! Sì ci possono essere punti in comune alla demenza. All’Alzheimer anche. Dire cose senza senso, parlare in continuazione, non ricordare le cose. Sono i sintomi che riscontrava suo marito?”-.

– “Sì”- disse soltanto la Koch.

– “Le devo fare una domanda ora io signora: quando ha fatto suo marito testamento che lasciava tutto a lei?”-.

– “E’ stato dopo la sparizione”-.

La Tenzia fu meravigliato e anche io. – “Perchè?”- disse La Tenzia.

– “Vede, dopo la sparizione, i rapporti con i figli erano leggermente peggiorati. Mentre prima Abraham andava d’accordo con Abele e Giuditta, adesso non li sopportava più”-.

– “E perchè questo? Cioè voglio dire, cosa facevano tutti e tre?”-.

La signora sospirò: – “I figli dicevano al padre che era malato e lui, invece, diceva di no, che anzi stava bene e loro (per dire con parole sue) erano matti come cavalli” -.

– “E per questo ha deciso di cambiare testamento… e lei signora non si è opposta?”-.

– “No”- Era stato secco quel no? Comunque capivo dove La Tenzia volesse arrivare: era vero che Koch avesse voluto cambiare il testamento, ma la signora non si era minimamente opposta, essendo lei la beneficiaria. Da questo, forse, erano nati dei contrasti, tra lei e i figli di suo marito.

– “Chi ha deciso il ricovero?”- chiese ancora La Tenzia.

– “Veramente l’ha deciso un dottore, tale Angeli, perchè Abraham aveva avuto una crisi di rabbia come di solito gli prendeva spesso”-.

– “Un’altra domanda… Quando è sparito suo marito ha preso qualcosa con sè? “-.

– “Sì, 70000 franchi”-.

– “E sono stati ritrovati?”-.

– “No, non sono stati ritrovati”-.

La Tenziastava pensando attentamente mentre io cercavo di capire dove volesse andare a parare. Forse quei soldi, quei 70000 franchi gli erano serviti per la fuga? E cosa ci aveva fatto?

 

 

La Tenzia si alzò e disse: – “Signora, non si deve preoccupare. Accetterò il suo caso. Un’ultima domanda prima di congedarci. C’è stata mai un’equipe di medici a dire che suo marito fosse incapace d’intendere e di volere?”-.

– “No che io sappia no”-.

– “E allora deve stare tranquilla. Se non c’è stato nessuno a dichiarare l’infermità di mente di suo marito sarà difficile dimostrare che lo era.. E’ vero che suo marito avesse una malattia mentale, ma se non c’è stata alcuna équipe di medici a dire che fosse incapace d’intendere e di volere non si può fare nulla.. Comunque lei mi porti qualunque documento scritto dopo la scomparsa di suo marito che dimostri la sua capacità di intendere e di volere….- “.

– “In che senso?”-.

– “Non so, assegni, carte firmee quant’altro”-.

– “Devo avere qualcosa, sì “-.

– “Bene”-.

– “E quanto vuole per i suoi servizi?”-.

– “Ah non parliamo di soldi ora. E’ vile e fuori legge. Le dico soltanto che accetto il suo caso”-.

La signora parve sollevata. Ma La Tenzia continuò: -“Purtroppo devo anche dirle che secondo il nostro diritto continentale, quello che si usa in Svizzera, è impossibile che i figli di una determinata persona non abbiano accesso al patrimonio di questi. In parole brevi devono comunque avere una parte”-.

La signora sembrò di nuovo turbata e disse: – “Sì questo mi era stato detto anche dagli altri avvocati che ho consultato. Purtroppo anche lei mi dice così?”-.

– “Sì. Purtroppo”- disse secco La Tenzia. – “Comunque le ho detto che sono disponibilissimo a prendermi cura del caso”.

– “E’ già un buon inizio”- disse la signora con un sorriso, alzandosi.

– “Bene adesso la accompagno alla porta. E non si preoccupi affatto”- disse La Tenzia cercando di essere gentile. Dico cercando perchè un uomo burbero e misantropo come lui era difficilmente gentile.

– “Arrivederci, signora”-.

– “Arrivederci”- disse la signora.

– “Ci siamo detti che saremmo rimasti in contatto”- disse La Tenzia . Poi chiuse la porta e si rimise seduto dov’era prima.

– “Beh, cosa le sembra Castelli?”-.

Io risi. – “Tutta la storia mi sembra non aver senso. Perchè un uomo dovrebbe sparire? E poi riapparire ed essere pazzo? Schizofrenico ha detto. Possiamo leggere che tipo di malattia sia?”-.

– “L’ho già letto.”- Mi rimproverò La Tenzia. – “C’era scritto che gli schizofrenici sono preda di vari sintomi tra cui appunto il parlare a vanvera: tutti i sintomi che ha detto, appunto, la signora”-.

– “Perchè mai dovrebbe fuggire e poi presentare questi sintomi? Non lo capisco. Forse ha avuto un trauma. Ma di che tipo? E perchè è voluto sparire? Queste sono le tre cose che non capisco”-.

– “Ci sono certamentedelle risposte alle sue domande e credo che per averledovrò sentire un po’ di musica, per cercare di ragionare al meglio. Brahms, direi. Sì Brahms è la scelta giusta. E poi leggere tutti i giornali in modo da captare tutto il possibile che abbiaa che farecon questa vicenda. Sì, credo che farò così. Vuole rimanere con me? O preferisceandare da sua moglie?”-.

Francaaveva preparato la polenta e la sua, di polenta, era la migliore in tutto il paese. Quindi declinai l’offerta di La Tenzia.

– “Bene, ma provi a passare ancora qui in questi giorni. Chissà che io non abbia trovato qualcosa d’interessante”- disse cercando di sorridere. Ci congedammo.

Quella sera raccontai tutto a mia moglie e lei ne restò meravigliata, come me. Dopo mangiato, cercai più informazioni sulla schizofrenia. Siccome sapevo usare le nuove tecnologie (al contrario di La Tenzia) lessi sul computer. Purtroppo non potei capire granchè: era tutto scritto in modo troppo difficile e troppo dettagliato per me. Fra l’altro non capii cosa volesse dire il termine “insalata di parole”.

La Tenzia usava svegliarsi presto la mattina, prendere un tè e poi cominciare a leggere i giornali. Leggeva di tutto e di più, giornali sia svizzeri che esteri, in tedesco, in francese ed italiano. Poi uscivaa fare quattro passi in paese. Per il suo pranzo provvedeva la sua domestica ad ore. Egli non aveva grandi amici (oltre a me) cosicchè le sue passeggiate erano per lo più solitarie e immerse nella natura.

Andai a vedere se fosse ancora in casa due giorni dopo che ero andato a fargli visita l’ultima volta e lo vidi assorto nel leggere un giornale. Per trovare spunti ai suoi casi egli leggeva sempre dei giornali o ascolatava musica classica, il che premetteva di immergersi nella più totale tranquillità.

Gli dissi che avevo letto il termine schizofrenia sul computer ma non avevo capito granchè.

– “Castelli, quante volte le devo ripetere che internet (la rete, anzi) non è una buona fonte di saggezza? Purtroppo chiunque può scrivere e scrivere le sue cavolate (mi permetta il termine). La prossima volta prenda una buona enciclopedia anche se le ho detto che ormai, a me, il termine è più che chiaro”-.

Mi beccai il rimprovero del professore e rompendo il silenzio domandai a che punto fosse con le indagini.

Lui ridacchiò e disse: -“Vede perchè le dico di leggere più giornali?.. Ma prima devo dirle che ho sentito lo psichiatra che ha fatto internare Koch. Si trattavaovviamente di ricovero volontario, pagato dalla moglie. Il dottore mi ha detto quello che mi ha detto la signora Koch”-.

Fece una pausa. – “Poi sul “Corriere di Moregno” ecco cosa ho letto: <<Ragazza quasi investita all’università della Svizzera Italiana. La ragazza presenta lievi escoriazioni e bruciori. La ragazza, di nome Agnese Bartoli, è stata quasi investita dal banchiere Abraham Koch, questa è la sua versione>>. E poi ecc. ecc.”-.

– “Non capisco” – dissi.

– “Agnese Bartoli ha detto di essere stata quasi investita dalla macchina di Koch, ma Koch è morto. Punto 1: Come fa a dire che sia il banchiere Koch? Punto 2: Lo conosce forse? Punto 3: Koch dovrebbe essere morto. Punto 4: La signora cosa dirà adesso?”-.

Lo fissai stupito. – “Dunque questi sono i problemi…”- dissi, tanto per dir qualcosa-.

– “Penso che al secondo punto e al primo dovremmo già trovare una risposta: tra breve. Ma, intanto, vogliamo ascoltare un po’ di buona musica. Devo avere dei dischi di Chopin: metta quello che preferisce”-.

Feci come aveva detto. Per un quarto d’ora restammo in silenzio ad ascoltare la musica, poi il campanello squillò e la domestica andò ad aprire. Fermai il disco e vidi che La Tenzia si alzava ed andava verso la porta.

Fece entrare nella stanza una ragazza alta e con i capelli chiari e ricci.

“Signorina Bartoli, prego si sieda. Questo è il sindaco della città di Moregno, il signor Castelli. Egli è stato molte volte mio aiutante, quindi non si dispiaccia se rimane qui ad ascoltare la sua storia”-.

La ragazza annuì e si sedette. La Tenzia fece lo stesso.

“Per che cosa mi ha chiamato qui?”- fece la ragazza. – “E’ per quellanotizia sul giornale? Le ripeto anche a lei che quello era il banchiere Abraham Koch: di certo i giornali locali non sanno raccontare e narrano anche i più piccoli incidenti. Ma è vero: era Koch”-.

“Aspetti un momento, signorina. Prima di tutto perchè Koch avrebbe voluto investirla?”-.

“E che ne so”- disse un po’ arrabbiata.

“Un attimo, signorina. Non deve dire le bugie. Lei conosceva Koch altrimenti come fa a dire che fosse lui?”-.

Questa frecciatina colse in pieno la Bartoli, che disse: – “Eh va bene, diciamo la verità: io e Koch, anzi Abraham eravamo amanti, prima che sparisse, ovviamente. Poi i nostri rapporti cessarono. Era diventato totalmente folle”-.

“Come l’aveva conosciuto?”-.

“Ad un vernissage a Locarno. Si trattava di arte contemporanea. Lui ne sapeva molto poi m’invitò nel suo chalet a farmi vedere alcuni quadri. Sa com’è sua moglie non c’era (la prima moglie): lui era un bell’uomo: la passione divampò tra di noi. Ci vedevamo di nascosto un fine settimana, uno sì e l’altro no sempre da qualche parte diversa. Era un amante passionale, un vero uomo. Poi, non so perchè è scomparso, ma a me non aveva detto niente. Credevo che volesse fare una fuga d’amore e, invece, niente. Non so perchè scomparve e perchè poi diventò pazzo. Ma da quel giorno non ci siamo più sentiti”-.

“E’ vero questo, non vi siete più sentiti?”-.

“No assolutamente no. Anche se…”-.

“Sì vada avanti…”-.

“Ricevo lettere anonime da quando lui è impazzito”-.

La Tenzia sembrò sorpreso e alquanto preoccupato. – “Lettere anonime”- disse agrottando le sopracciglia.

– “Sì lettere anonime”- ripetè la ragazza.

– “Di cosa parlano??”-.

– “Ecco ne ho portata una con me. Sapevo che lei è uno che risolve misteri (un avvocato) come con quegli ebrei, così che dicevo ne ho portata una. Eccola”-. La porse a La Tenzia.

La Tenzia la guardò, poi si alzò e prese una lente d’ingrandimento da un tavolino. Poi, infine, la porse a me.

– “Cosa le sembra Castelli? Veda cosa c’è scritto”-.

Io cominciai a ripetere: “Sotto i cipressi di Moregno sta un tesoro vien con me tu che hai i capelli biondi come l’oro”. C’era anche un disegno di due cipressi con sotto una stella di David.

– “Signorina, anche le altre lettere anonime dicono la stessa cosa?”-.

– “Esattamente lo stesso”- disse la ragazza in tono secco.

La Tenzia fece una pausa di qualche secondo, poi disse: – “Dopo la relazione con Koch, ne ha avute altre?”-.

– “Sì ne ho adesso una”-.

– “Con chi, se posso permettermi?”-.

– “Si chiama Roberto Fuchs. Viene dai Grigioni”-.

La Tenzia sorrise: – “Credo di essere arrivato alla soluzione di questo mistero. Ma prima, lei sapeva che Koch fosse morto?”-.

– “No, non lo sapevo”-.

– “Quindi ha creduto che quello che la volesse investire fosse lui”-.

– “Era lui, lo giuro”- disse con veemenza la Bartoli.

– “Non lo deve giurare. Non è in tribunale”- disse La Tenzia sorridendo. – “Penso che adesso il nostro incontro sia concluso. Certo, adesso la signora Koch potrebbe querelarla per calunnia e questo non è bello, ma se lei continua a dire che era Koch…”-.

– “Era lui. Non ho paura di nessuna denuncia. Faccia come crede. La signora Koch, intendo. Ma tanto si sa che aveva sposato Abraham solo per il denaro”-.

– “Questa è un’altra diffamazione che faccio finta di non aver sentito”-.

La Bartoli si alzò e si avviò verso la porta. – “Ma lei dice, appunto, di aver risolto il mistero…”-.

– “Credo proprio di sì. Ora devo andare ad Altdorf, nella locanda in cui hanno trovato Koch impazzito. Devo fare alcune domande lì. Poi necessiterò del suoi aiuto. E’ pronta per aiutarmi?”-.

– “Qualunque cosa voglia io la farò”-.

– “Bene, allora rimaniamo in contatto. La verità è più semplice di quello che sembra”-.

– “Arrivederci, Professor La Tenzia. Arrivederci, signor sindaco”-.

Anche io la salutai alzandomi.

La Tenzia richiuse la porta e mi sorrise, dicendomi: – “Beh, allora, cosa ne pensa?”-.

– “Questo affare risulta più complicato del previsto”- dissi io sbuffando. -“Se Koch è davvero morto nella clinica psichiatrica, chi può essere questo che voleva investire la Bartoli? Forse uno che gli somigliava? Oppure uno che vuole prendere la sua identità? Sì sono propenso a credere che sia uno che vuole prendere la sua identità. E poi, quel fatto delle lettere anonime non lo capisco. Perchè qualcuno dovrebbe spedirle? Cosa vuole dalla Bartoli? Perchè glile scrive?”-.

La Tenzia m’interruppe: – “Lei dice: è qualcuno che vuole prendere l’identità di Koch. Io penso che sia esattamente l’opposto”-.

Cosa voleva dire La Tenzia con questa frase? Cosa voleva dire con esattamente l’opposto? Io l’avevo detto per chiarire la mia teoria ma lui l’aveva usato in un altro modo.

La serata volgeva al termine e io me ne andai a casa, non senza però aver detto le mie impressioni a Franca. Lei non rimase molto colpita. Non capiva assolutamente quello che aveva detto La Tenzia e per lei quel “credo che sia esattamente l’opposto” non voleva dire niente.

La notte tutti questi pensieri rimurginavano dentro di me tanto che feci anche incubi: nel primo la Bartoli veniva uccisa da un pirata della strada, di cui, però, non si conosceva l’identità. Nel secondo Koch diventava una specie di genio maligno che risucchiava tutto quanto.

L’indomani La Tenzia suonò al campanello proprio mentre mi stavo facendo la barba.

– “Signor sindaco buongiorno. Mi dispiace interromperla nella sua toeletta mattutina, ma si ricorda che saremmo andati ad Altdorf? Potrei andare in treno, ma mi sembra troppo lungo. Lei si è interessato a questo caso fin dall’inizio, quindi le chiedo: le piacerebbe accompagnarmi con la sua macchina? Se non ha altri impegni…”-.

Pensai un attimo a quello che dovevo fare poi dissi: – “Va bene. Ci potremmo vedere verso mezzogionro e poi andare. Oggi ho una riunione coi patrizi del paese. Sarà una noia mortale, perciò vengo volentieri…”-.

– “Sono proprio contento: allora ci vediamo a mezzogiorno. Dove vuole fissare l’appuntamento?”-.

– “Nella piazza del paese sarà meglio”-.

– “Perfetto ci vediamo lì allora”-.

Quel giorno sbrigai le mie faccende mattutine (ripeto ancora, molto noiose) e poi verso mezzogiorno mi trovai nella piazza del paese in attesa di La Tenzia. Il professore arrivò con un po’ di ritardo e si scusò ma disse che aveva avuto una mattinata intensa.

– “Ho parlato sia con la Bartoli sia con la Koch. Ho parlato con loro e ho detto che avrei organizzato una piccola riunione per mettere pace tra loro due. Non voglio affatto che si querelino, perchè altrimenti il caso andrebbe a finire su una strada sbagliata. Non si devono assolutamente querelare”-.

– “Io, invece, ho avuto una mattinata molto noiosa”- dissi, senza che nessuno me l’avesse chiesto.

– “Ah sì?”- disse La Tenzia, ma vedevo che la sua mente mirava altrove.

Quando fummo in macchina per Altdorf, lo rimproverai un poco: – “Professor La Tenzia, lei quando scopre la verità non la dice mai a me. Così è stato per i Beer e così è ora. Perchè è reticente nel dire la verità? Dopotutto potrei esserle d’aiuto. Non sono uno che si fa scappare i segreti di bocca…”-

La Tenzia sospirò. -“Su questo punto devo contrariarla. E’ per questo che lei scrive questi racconti. Per far crescere della fama intorno a me. Ora se io le dicessi la verità, lei lo metterebbe per iscritto. E poi, mi permetta, un giallo è molto più bello quando il detective è reticente che quando il detective dice tutto subito. Non le pare?”-.

Accettai quello che La Tenzia aveva detto, ma lo incalzai: – “Sì ma lei si comporta con me come Holmes (Sherlock Holmes) si comportava col dottor Watson. E il dottor Watson è stato sempre considerato uno sciocco”-.

La Tenzia mosse una mano, dicendo: – “No lei non è uno sciocco. Non ho mai pensato questo. E’ solo poco reticente e io non posso permettermi di farmi scappare la preda prima di aver trovato prove certe”-.

– “E’ per questo che andiamo ad Altdorf?”- dissi.

– “Certo. E’ proprio per questo. Devo mettere l’esca per il pesce, ma prima devo sapere che esca mettere”-.

Il suo parlare m’incuriosì: l’esca, il pesce, cosa voleva dire? Chi era l’esca? E chi era il pesce? Questo non me lo averebbe detto mai, per adesso.

Finalmente giungemmo ad Altdorf: la capitale del Canton Uri. Essa è una piccola città di circa 10000 abitanti. Si trova proprio al centro della Svizzera, proprio dove stanno i primi cantoni che, ribellandosi agli Asburgo, crearono la prima Confederazione Elvetica.

La città è carina tutto sommato, ma non capivo cosa volesse fare La Tenzia. Di certo andava alla locanda principale del paese, ma per fare cosa? L’esca, il pesce, cosa voleva dire?

Ci fermammonel centro storico e a piedi raggiungemmo la locanda: essa fungeva anche da ostello. Insomma era utile per chi volesse fermarsi un po’ in quella città.

Entrammo nella locanda e subito apparve un mito di autentica svizzera di un tempo, la vera Svizzera, quella che andava fiera di essere neutrale e che difendevaquesto suo stato con la forza dell’autodeterminazione. Le persone mangiavano i piatti locali (non saprei descriverli perchè non m’intendo di cucina del Cantone Uri, eccezion fatta per la polenta).

La Tenzia andava avanti a me e io lo seguivo. Passammo per tutto il locale e ci fermammo al banco dove c’era l’oste.

La Tenzia cominciò a parlargli in tedesco (lingua che io capisco perfettamente) e io tradurrò in italiano la loro conversazione (dato che il mio pubblico è per lo più italiano).

– “Buongiorno”- disse La Tenzia.

– “Buongiorno”-disse l’oste. – “Desidera?”-

– “Non saprei veramente. Qual è il piatto del giorno?”-

L’oste disse un nome impronunciabile che io non afferrai.

– “Lei conosce un certo signor Koch?”-

– “Conosco diversi signori Koch…”- disse l’oste ridendo.

– “No, no. Io dico il signor Abraham Koch di Lugano…”-.

– ” Ah sì…”- dissel’oste sospettoso.

– Che cosa volete sapere su di lui? Siete dei poliziotti?”-.

Mica scemo il signor oste.

– “No, no non siamo della polizia. Sono un avvocato, che ha preso le parti della signora Koch, la moglie di Abraham”-.

L’oste si fece scuro in volto.

– “Beh io non ho nulla da raccontarvi. Se non desidera nient’altro… Buona giornata”-.

– “Un attimo. Il signor Koch soleva pernottare qui?”-.

– “Sì”- fece l’oste con fastidio.

-“Quando?”-.

– “Non lo so”- disse secco.

– “Va bene lei potrà essere reticente quanto vuole, ma presto verrà la polizia e le farà le stesse domande. A loro dovrà rispondere. Quindi se non risponde a me risponderà aloro. Arrivederci”-. La Tenzia fece per andarsene.

– “Un attimo” – fece l’oste, dubbioso.

– “Va bene. Sì pernottava qui. Quando era di passaggio per Zurigo fino a tornarea casa sua”-.

– “Pernottava da solo o con qualcun altro?”-.

– ” Da solo”- disse ancora secco l’oste. Aveva detto la verità?

– “E non so, non aveva compagnie femminili?”-.

– “No”-.

– “Stava da solo, quindi”-.

– “Sì. Le serve altro?”-.

– “No grazie. Ma si ricordi della polizia…”-.

Quella storia della polizia era un’invenzione di La Tenzia bella e buona. Nessun poliziotto sarebbe mai venuto. Il Canton Uri era un cantone diverso dal Ticino e non era in corso un’indagine federale.

La Tenzia andò lontano dal bancone ma scrutò verso un’altra via. Non so cosa avesse visto a dire il vero, ma doveva essere qualcosa che l’attirava molto. Qualcosa d’interessante, senza dubbio.

Fuori dalla locanda c’era un ragazzo che mangiava una pagnotta. La Tenzia gli chiese se lavorasse lì e lui rispose affermativamnete, a quel punto il mio amico gli chiese se poteva fargli delle domande

– “Dipende che tipo di domande…”-.

– “Oh domande ben retribuite, non c’è dubbio”-.

– “Mi faccia vedere quanto sono retribuite e le saprò rispondere…”-.

– ” Ecco qua”-. La Tenzia tirò fuori una banconota da 50 franchi.

– “Penso che forse potrei rispondere…”- disse il ragazzo.

– “Tu lavori qui?”-.

– “Sì”-.

– “E hai visto mai il signor Koch”- la Tenzia aggiunse – “Abraham Koch”-.

– “Sì l’ho visto”-.

– “Con chi veniva?”-

– “Con una ragazza alta riccia e bionda. Evidentemente doveva essere la sua amante”-.

– “L’hai vista mai con qualcun altro?”-

– “Sì in effetti”-.

Questa frase mi lasciò stupito.

– “E con chi?”-.

– “Beh mi serve un altro po’ di retribuzione per dirlo”- disse il ragazzo.

La Tenzia tirò fuori dal portafogli altri 50 franchi.

– “C’era un suonatore ambulante. Stava qua fuori e viveva di elemosina. Spesso mangiava da noi coi soldi che prendeva. Veniva dal Ticino, come voi. Suonava la fisarmonica. ma doveva essere del tutto fuori di testa”-.

– “Che rapporti aveva Koch con lui?”-

– “Gli dava spesso una cospicua elemosina, poiparlava (per quel che poteva) con lui, certe volte lo faceva anche salire in camera. Non so perchè, l’aveva preso a cuore”-.

La Tenzia sorrise: – “E nessun altro?”-.

– “No”-.

Poi il ragazzo alzandosi, disse: – “Devo andare a servire. La mia pausa è finita”-.

– “Arrivederci, allora”- disse La Tenzia.

-“Arrivederci”-.

Finalmente tornammo a parlare italiano. E’ vero che ho tradotto, ma il tedesco è una lingua ostica per noi del Canton Ticino.

Quando fummo in macchina, domandai a La Tenzia: – “E adesso cosa si fa? Non abbiamo saputo molto”-.

Il professore emise un sospiro e disse: – “Mi sono fatto dire dal patrizio del cimitero di Moregno dove sono i due cipressi. Gli unici in tutta Moregno sono nel cimitero e, guarda caso, proprio sopra la tomba di Koch. Così ho chiamato sia l’amante sia la moglie per una trappola che devo tendere”-.

– “Pur essendo il sindaco di Moregno non sapevo che Koch fosse stato seppellito lì”- esternai il mio pensiero a La Tenzia.

– “Sì, è vero. E’ proprio strano. Ma la moglie mi ha detto che gli piaceva proprio Moregno per la sua tranquillità e pace “-.

Pensai un attimo a quello che aveva detto sulla trappola, poi dissi: – “Che tipo di trappola vuole tendere?”-.

– “Lo vedrà, lo vedrà non si preoccupi”-.

– “Ma lei ha detto che il caso è risolto, se non sbaglio…”-.

– “Proprio così, amico mio. Proprio così”-.

– “E non mi vuole dire come è risolto…?”-.

La Tenzia sbuffò: – “Anche questo, lo vedrà a suo tempo”-.

Stetti zitto per il resto del viaggio finchè non arrivammo a destinazione. Era buio e il cimitero aveva qualcosa di lugubre.

Scendemmo dalla macchina e ci addentrammo in quel piccolo antro di montagna. Vidi varie tombe di famiglia che conoscevo e che abitavano a Moregno.

Finalmente arrivammo alla tomba di Koch: era una tomba a terra con una stella di David e delle iscrizioni in ebraico.

La Tenziadisse: – “Eccoci arrivati. Vede i due cipressi?”-.

In effetti stavano proprio dietro la tomba.

– “Ora aspetteremo le due signore”- disse La Tenzia.

Nel buio del cimitero riuscii a vedere una figura che avanzava verso di noi. Portava un trench bianco e aveva i capelli corti: era la signora Koch.

Appena arrivata, ci salutò tutti e due e disse: – “Che fredda serata. E lugubre, in questo cimitero”-.

Noi due ne convenimmo.

– “Professor La Tenzia”- continuò la signora – “perchè mi ha portato qui sulla tomba di mio marito?”-.

– “Vedrà signora vedrà, non si preoccupi”-.

Dopo un po’ di tempo arrivò anche la Bartoli: vestiva di rosa con una sciarpa intorno al collo. Appena la vide la signora Koch disse: – “Se io devo star con quella me ne vado…”-.

– “No no aspetti”- incalzò La Tenzia: – “Vi ho chimato qui, sulla tomba dell’uomo che tutte e due avete amato per farvi fare pace. La signorina Bartoli sostiene che suo marito abbia voluto ucciderla: Io la prego, signora Koch, non la denunci per calunnia. Fate pace in nome dello stesso uomo che avete amato”-.

La signora Koch sembrò parlare ma non disse nulla, poi cominciò la Bartoli: – “Per me io posso anche fare pace. Ma quell’uomo era Abraham”-.

La signora Koch fece un cenno con la mano e disse: – “Va bene non importa cosa dicequesta ragazza. Non m’interessa. Per me Abraham è morto. Non c’è più. E poi comunque, lei ha detto essere arrivato alla soluzione del caso…”-.

– “Sì, infatti e devo chiedere alla signorina Agnese di aiutarmi”-.

– “In che modo?”- chiese la ragazza.

La Tenzia la prese sottobraccio e disse: – “Deve venire qui sotto i cipressi a quest’ora come scritto nelle lettere anonime”-.

Lei parve un po’ preoccupata. – “E se mi facesse qualcosa? Intendo il tale che ha scrittole lettere…”-.

– “Non le farà niente perchè ci saremo tutti quanti a sorvegliarla. Io e poi il sindaco e poi…”.

– A questo punto La Tenzia si allontanò da noi con la Bartoli e non potei sentire il resto del discorso.

Poco dopo, i due ritornarono da noi e La Tenzia disse: – “Bene, ci vediamo tutti quanti qui domani alle 9 di sera. Lei signora Koch si nasconderà dietro quella tomba”-. E indicò una grande tomba di famiglia che stava lontana circa due metri. -“Lei signor sindaco si nasconderà dietro questo cipresso…E io sotto quest’altro-.

Poi si avvicinò a me e disse: – “Non voglio stancarla oltre vado a casa a piedi. Lei ritorni a casa sua con la macchina”- disse con un sorriso.

Dopo che ci fummo salutati mille pensieri invasero il mio cervello. Perchè La Tenzia aveva detto alla Bartoli di andare al cimitero? E perchè ci dovevamo essere anche noi? E perchè a quell’ora alle 9, cosa sperava di trovare?

La notte feci di nuovo degli incubi e quando mi svegliai ero di cattivo umore. Mia moglie lo notò subito dicendo se avessi mangiato qualcosa che mi avesse fatto male. Io le risposi di no e le raccontai tutta la faccenda.

Poi lei disse: – “Ah dunque si tratta di questo…Quel La Tenzia mi è sembrato strano fin da quando l’avevo invitato al pranzo”-.

La giornata trascorse monotona e la sera uscii per recarmi al luogo dell’appuntamento. Quando arrivai (ero andato apiedi) vidi La Tenzia ordinarmi silenziosamente di mettermi dietro il cipresso.

C’era una luce nel cimitero e questa proveniva dalla Bartoli che stava sulla tomba di Koch. La signora Koch era dietro l’altra tomba, riuscii a scorgere il suo cappotto.

D’un tratto un’altra luce avanzò nel buio avvicinaandosi alla Bartoli.

Sentii una voce dire: – “Agnese, cara Agnese, ho portato i 70000 franchi: ora potremo vivere insieme senza nessun disturbo. Quell’arpia di mia moglie crede che sia morto e comunque, pazzo. Non può più darci fastidio. Vieni Agnese, vieni da me”-.

La lampada si avvicinò. A quel punto si sentì un fischietto.

Poi l’altra luce, prese qualcosa dalla tasca e la estrasse. Era una pistola. Cominciò a sparare all’impazzata, ma non colpì la Bartoli che si nascose dietro una tomba.

Fu subito chiaro che qualcuno rispose al fuoco e l’uomo che aveva sparato si accasciò: l’avevano colpito alla gamba. Subito fu portata una barella e l’uomo con la ferita alla gamba vi ci fu messo sopra.

Io e La Tenzia ci avvicinammo di più e La Tenzia disse, una volta visto chi fosse l’uomo sulla barella: – “Signor sindaco, le presento il signor Abraham Koch”-.

Adesso stavamo tutti in casa di La Tenzia a bere cioccolata calda. Io, la signora Koch, la Bartoli e Bernasconi che aveva diretto l’operazione che aveva portato all’arresto di Koch.

Fui io a iniziare: – “E allora, Professor La Tenzia, come è arrivato alla conclusione? Anzi mi spieghi (e spieghi a tutti) la verità che ha scoperto”-.

La Tenzia sorrise, come un professore guarda uno scolaretto: – “E’ chiaro che quello morto nella clinica psichiatrica non potesse essere Koch. Questa idea mi era venuta quando la signora mi aveva raccontato quella strana storia. Poteva essere, che in 11 giorni, Koch fosse diventato matto e si fosse ammalato di schizofrenia? Non credevo affatto questo dato anche quello che avevo letto nell’enciclopedia. E allora? Poi ci fu lei che mi diede l’ispirazione signor sindaco: non poteva essere che qualcuno volesse prendere l’identità di Koch? E se fosse stato l’esatto contrario? Cioè se Koch volesse far prendere la sua identità a qualcuno? C’erano i 70000 franchi a testimoniarlo. Che fine avevano fatto? Possibile che Koch pensasse di crearsi una nuova vita con quei soldi? Sì, era possibile. Quello che ancora non capivo, però, perchè e come qualcun altro avesse preso l’identità di Koch. Poteva aver fatto un patto con qualcuno, ma ricordiamoci che questo qualcuno era schizofrenico.Quindi, come aveva fatto? Il lume si accese quando siamo andati ad Altdorf. Quel ragazzo ci ha parlato di quel vagabondo che suonava. Ci ha detto che Koch ci parlava spesso e lo invitava anche in camera sua. Ecco cosa poteva aver fatto: dopo avergli fatto crescere la barba (e ricordiamoci che gli rassomigliava molto questo vagabondo, evidentemente) gli ha detto -“Tu adesso sei Abraham Koch. Non dimenticarlo. Tu sei Abraham Koch”-. Il poveretto era così fuori di testa che ci credette e fece tutto quello che gli aveva detto fino alla fine dei suoi giorni. Ecco spiegata la favola del ricco e del povero”-.

La Bartoli lo incalzò:- “E’ stato un bel imprudente a farmi andare contro di lui così. Poteva spararmi”-.

La Tenzia disse: – “Forse Koch aveva una pazzia per davvero. Ed era pazzo di lei. Per questo siccome non rispondeva alle lettere e si era fatto un nuovo compagno lui doveva essere molto geloso, perciò ha tentato d’investirla. Poi quando è venuta all’appuntamento, non gli sembrava vero, ma c’erano troppe luci e non si è sentito sicuro, per questo ha estratto la pistola. E poi signorina, c’era il nostro Bernasconi che l’ha protetta. Non è vero Bernasconi?”-

– “Sì sì certo. Quel Koch si farà un bel po’ di galera ma, in fondo, non ha fatto nulla di così grave”-.

– “E quindi quando uscirà, dovrò avere di nuovo paura?”- disse la Bartoli.

Prima che Bernasconi rispondesse fu La Tenzia a parlare. – “Signorina, Vada via, vada da qualche parte dove lui non potrà raggiungerla. In un altro cantone. In un altro stato. Si crei una nuova vita”-.

La signora Koch disse: – “Ma io adesso cosa farò?”- La Tenzia disse – “Ormai suo marito non le vuole più bene. Divorzi. Ma non chiami me”- aggiunse sorridendo.

– “Bene signor sindaco, le sono immensamnete grato per aver narrato questa mia vicenda, questo mio successo. Scaldiamoci qui al fuoco, amici miei”-.

FINE