Quando l’amore si ammala: lo stalking

Con il termine stalking si intende un insieme di comportamenti molesti e continui, costituiti da ininterrotti appostamenti nei pressi del domicilio o degli ambienti comunemente frequentati dalla vittima, ulteriormente reiterati da intrusioni nella sua vita privata alla ricerca di un contatto personale per mezzo di pedinamenti, telefonate oscene o indesiderate. Questa è una delle possibili definizioni, estrapolata dal report della Regione Lazio dedicato alla violenza sulle donne e pubblicato nel 2013.

C’è più di una modalità di praticare lo stalking, per esempio c’è chi ossessionato da una persona che neanche conosce ma di cui vuole attirare l’attenzione. Perciò è importante contestualizzare il tipo di stalking di cui qui si vuole parlare: la degenerazione della relazione amorosa tra un uomo e una donna quando quest’ultima decide di interromperla.
Ne sono testimonianza i numerosi fatti di cronaca, avvenuti in questi ultimi anni, che ci raccontano storie di matrimoni, convivenze e fidanzamenti finiti e sfociati in una sequenza di atti persecutori, che hanno poi portato alla morte della vittima. Si disegna in questa situazione una figura maschile contemporanea che non accetta l’abbandono da parte di una donna, come se questa con l’inizio della relazione diventasse una sua proprietà, un possesso destinato a durare nel tempo che esaudisce le sue uniche aspettative rispetto al rapporto. La persecuzione, quindi, ha il duplice scopo di mantenere l’attenzione della vittima su di lui e soprattutto quello di farle cambiare idea e atteggiamento. Secondo la classificazione di Mullen del 1999 questo è il tipo di molestatore che rientra nella categoria dei rifiutati: si tratta di soggetti che non si arrendono di fronte alla rottura di un legame sentimentale e sono spinti a far di tutto per ripristinare la relazione. E fanno realmente di tutto, fino ad arrivare al tentativo di stupro. Quando realizzano che il rifiuto è definitivo scatta in loro l’idea della soppressione dell’ex compagna nei modi più disparati: utilizzo delle armi da fuoco e oggetti contundenti, acido e benzina. Eppure lo stalker attiva i suoi atti persecutori per ragioni d’amore, ma proprio con l’attuazione di questa strategia assillante perde questo sentimento sostituendolo con l’arroganza che lo porta a voler vincere a tutti i costi. In lui prende il sopravvento la volontà di ottenere ciò che vuole anche contro la volontà dell’altro, in questo atteggiamento non c’è traccia dell’amore.

D’altra parte lo stalking come atto persecutorio per sua natura prevede la relazione tra un individuo forte, cioè lo stalker e uno debole, ovvero la vittima. Nel caso di nostro interesse la vittima è una donna, che molto spesso si accorge tardi che la continuità del rapporto con il suo ex non è una fase residuale del loro legame sentimentale, che si dissolverà piano piano nel tempo. La trappola dello stalker scatta lentamente, la persecuzione vessatoria e ossessiva aumenta la sua intensità e manifesta tutta la sua devianza nel momento in cui si allontana la possibilità di riallacciare il rapporto. Quando la vittima realizza che è alle prese con una situazione grave e problematica che può minacciare la sua incolumità subentrano tutta una serie di conseguenze: sviluppo di disturbi psicologici, trasferimenti al fine di evitare le molestie, ricorso alla denuncia alle forze dell’ordine (poiché lo stalking è un reato). È importante per la vittima avere la consapevolezza che è possibile difendersi dallo stalker, cioè uscire dalla condizione di impotenza verso la situazione che sta vivendo. C’è da dire che la cronaca ci racconta episodi da cui è veramente difficile proteggersi, poiché hanno un livello di imprevedibilità e di sorpresa affrontabili solo con una guardia del corpo. D’altro canto a volte sono proprio le vittime che offrono l’opportunità allo stalker di mettere in atto il suo piano criminale, dandogli la possibilità di un incontro, che molto spesso diventa l’ultimo.

Una modalità persecutoria, in aumento in questi ultimi anni è il cyberstalking, che si riflette anche rispetto alle relazioni tra uomo e donna. In questo caso c’è una violazione profonda della propria intimità, dovuta al fatto che oggi sussiste la pratica di condividere le informazioni personali sui social network e nelle chat, per non parlare della posta elettronica. Strumenti di comunicazione che messi a disposizione dello stalker diventano possibilità in più per attuare il suo disegno di riavvicinamento alla vittima. Sta di fatto però che l’atto persecutorio finale verso una donna si consuma ancora nella relazione reale dei corpi.

Foto di Torsten Köster | Stalking | Flickr CCLicense