Il Calderone

Sotto gli alberi antichi della Scuffiaccia scorre un vivace fiumiciattolo che allieta con la sua acqua fresca e cristallina i viandanti che durante il giorno si fermano in cerca di ombra e ristoro. Una notte giunsero tre nani fratelli, reduci da un lungo cammino. Stavano litigando tra loro da due giorni, ed erano esausti. Il primo nano riteneva che l’eredità del loro padre non fosse stata divisa equamente, il secondo lamentava l’assenza degli altri due fratelli nei momenti di necessità, il terzo era convinto che gli altri avessero disperso delle gioie di famiglia senza curarsene a sufficienza. Si affacciarono sul ruscello per bere e videro che luccicava d’oro lucente, eppure la luna era nera. Credettero che nell’acqua albergasse un grande tesoro e si lanciarono a capo fitto tra i flutti arraffando pietre, terriccio e alghe rafferme, ma dell’oro non vi era alcuna traccia. Continuarono in questa spasmodica ricerca, più tiravano su sassi, più la frustrazione cresceva e si prendevano a botte e spintoni per lanciarsi sul luccichio successivo. Si trovarono infine esausti, zuppi e infreddoliti, solo con un luccio in mano pescato per errore rimestando l’acqua.  Mesti e silenziosi andarono in cerca di legna e accesero un fuoco corposo. Si asciugarono gli abiti, intiepidirono i piedi, poi presero un paiolo e cossero una zuppa di luccio. La mangiarono di gusto bevendo vino novello e passarono il resto della notte a cantare stornelli e raccontare storie.