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Il centro DALIA, uno sportello di accoglienza per le donne che subiscono violenze, è aperto ogni lunedì dalle 15 alle 18 e si trova a Roma nei locali del Consultorio di piazza dei Condottieri, al Pigneto. Giulia, un’operatrice d’accoglienza, ci ha raccontato come e perché è nato questo spazio, con quali obiettivi e metodologie ha scelto di lavorare, quale visione ha sviluppato negli anni del problema della violenza di genere.
L’associazione e lo sportello
L’esigenza di creare uno spazio di accoglienza nel quartiere è emersa dal confronto che si è sviluppato all’interno dell’Assemblea delle donne del consultorio, punto di incontro tra cittadine e diverse realtà già impegnate contro la lotta di genere. L’associazione DALIA – Donne autodeterminate libere in azione – è stata costituita nel 2011 e all’interno del consultorio si è trovato uno spazio che la ospitasse. Intanto nel 2013, tramite un protocollo d’intesa con il Municipio costato anni di trattative, l’associazione ha ottenuto un appartamento all’interno della struttura dell’ex Serono, sull’isola pedonale del Pigneto, dove è stata allestista una biblioteca di genere e dove, fuori dagli orari dello sportello, si ricevono le donne che richiedono un appuntamento.
L’accoglienza delle donne
Nonostante le donne che lavorano come volontarie al centro siano in alcuni casi psicologhe o assistenti sociali, ci tengono a creare nel momento dell’accoglienza un confronto “da donna a donna”. L’approccio metodologico si muove sulla scia di quello del centro Donna LISA, attivo dal 1997 a Roma, in via Rosina Anselmi, dove le donne del centro DALIA hanno seguito un corso di formazione per prepararsi ad affrontare il ruolo di operatrice, una figura certamente delicata, in bilico tra empatia e necessità di non lasciarsi troppo coinvolgere. L’obiettivo è quello di accompagnare le vittime di violenza in un percorso di presa di consapevolezza che permetta loro di distaccarsi dall’uomo maltrattante. Insieme si condivide la violenza, se ne prende coscienza, realizzando a volte che “la violenza non riguarda soltanto le botte, come alcuni pensano, ma è qualcosa di più sottile e diffuso”. Alla fine “è la donna che costruisce il proprio percorso”. “Certo le nostre competenze sono messe a frutto, ma la donna vittima di violenza non ha per noi un problema psicologico da risolvere” ci spiega Giulia. “In un primo momento cerchiamo di conoscere i dettagli della storia, trasmettere forza alla donna, e nei casi in cui è necessario, se lei lo vuole, rendiamo disponibile un supporto legale”.
DALIA e il territorio
Essere fisicamente all’interno del consultorio a volte ha permesso di lavorare in sinergia con il servizio pubblico: è capitato che i medici individuassero casi di violenza e li indirizzassero allo sportello, ma su questo non si è sviluppata una linea operativa stabile. Molto dipende se sono coinvolti o meno minori, che in caso di coinvolgimento rendono più delicate le procedure da seguire sia da parte dei medici che delle donne.
A che genere giochiamo? è il progetto che DALIA promuove da alcuni anni con i bambini della scuola elementare Pisacane, mentre per le donne straniere è attivo un corso di italiano organizzato con le donne della SNIA nei locali del consultorio.
La lotta culturale delle donne
“Secondo noi – ci spiega Giulia – il problema della violenza di genere è tutto nella cultura e anche se la Convenzione di Istanbul si muove nella direzione di riconoscere questo aspetto, manca dall’Europa la volontà di volerlo ammettere. Anche nella legge contro il femminicidio, che resta un passo positivo, continua a non esserci una visione culturale del problema”. La lotta contro la violenza di genere deve essere perciò condotta dalle donne con le donne – “non potremmo mai lavorare con gli uomini” – per costruire una consapevolezza di genere e per sradicare tutte le forme di discriminazione che quotidianamente si verificano nei contesti familiari, lavorativi e sociali.