Assalto al cielo è una cooperativa sociale integrata con sede a Roma che ha offerto gratuitamente il proprio servizio logistico all’intero Disability Pride tenutosi lo scorso 2 ottobre al Teatro Ghione. In quest’occasione abbiamo rivolto qualche domanda al presidente della cooperativa Maurizio Falessi, che ci tiene a precisare che la definizione di cooperativa “sociale” fa la differenza poiché si tratta di una realtà che «mira all’inclusione di soggetti svantaggiati».
Assalto al cielo è una cooperativa di tipo B nata nel 2007 per rispondere all’impatto violento della crisi economica con l’obiettivo di perseguire l’interesse generale della comunità attraverso la promozione umana e l’integrazione sociale dei cittadini, sviluppando fra di essi lo spirito mutualistico e solidaristico, proprio come sancito dal primo articolo della Legge n. 381/1991 (che disciplina le cooperative sociali). La zona in cui opera è il V municipio, che comprende i quartieri Centocelle, Quarticciolo, Quadraro (Roma Est), «un territorio che ha rappresentato politicamente e socialmente un’avanguardia in risposta alle fragilità estreme che lo caratterizzano» ricorda Falessi, aggiungendo che in passato l’ex VII municipio ha ricevuto premi sia con amministrazioni di sinistra che di destra per l’ineluttabile forza dell’iniziativa delle politiche sociali in questi territori. La cooperativa è impegnata in vari progetti e attività come il giardinaggio e la manutenzione di aree verdi, fattorie sociali e progetti culturali come quello avviato da Roma Capitale sulla Via Francigena del Sud per la ricerca delle antiche strade che i pellegrini percorrevano da Roma per arrivare a Gerusalemme. È giunta al Disability Pride grazie alla rete di conoscenze nei territori, «una rete sociale» rivela Falessi, «creata rastrellando su diverse realtà come associazioni e centri sociali». Inoltre il presidente ci tiene a sottolineare che il lavoro della cooperativa non è favorito dalle istituzioni, a tal proposito ci ha raccontato la sua storia: «Noi siamo nati (si riferisce alla rete di cui fa parte la cooperativa, n.d.r.) con uno “sciopero al contrario” che è un’iniziativa sorta a seguito della Resistenza per cui laddove non c’era lavoro, grazie ai partigiani (per iniziativa del popolo, n.d.r.) ci fu la possibilità di lavorare grazie a un’opera di ricostruzione della rete delle comunicazioni e delle strade, soprattutto in Toscana e in Emilia Romagna.»
Lo sciopero al contrario è un’iniziativa che nasce per volontà del popolo ed è denominata così perché è l’esatto contrario dello sciopero al quale oggigiorno tutti siamo abituati, nello specifico consiste nel lavorare per far valere i propri diritti invece che difenderli astenendosi dal lavoro. Veniva messo in atto per sopperire alle mancanze delle istituzioni, talvolta negligenti, che non adempivano ai lavori di opere pubbliche. Quindi i cittadini disoccupati e inoccupati provvedevano a svolgere i lavori dando esempio di operosità e civiltà ai rappresentanti delle istituzioni. In alcuni casi questa pratica serviva per fare pressione sulle istituzioni affinché adempissero al loro dovere anche assumendo o retribuendo coloro che vi avevano partecipato. Lo sciopero al contrario nacque nell’ambito delle lotte comuniste e socialiste, ma coinvolse anche cittadini di altra appartenenza politica.