Come sono accolti i bambini “stranieri”?
I bambini che nascono in Italia da genitori immigrati sono sempre di più, con la conseguenza che il nostro Paese diventa sempre più multietnico. Essendo bambini italiani a tutti gli effetti, essi si trovano a vivere e a crescere con tutte le regole nostrane ed entrano in contatto con le nostre istituzioni, a partire dalla scuola. Tutto dovrebbe funzionare con semplicità e naturalezza: le giornate all’interno degli istituti scolastici dovrebbero essere organizzate per tutti i bambini allo stesso modo, sia per ciò che concerne l’istruzione, sia per quel che riguarda gli aspetti di socialità e gioco – gite, pranzi e momenti di svago – per favorire e promuovere il concetto di inclusione. Le cose non sempre vanno così bene e quello che è ancora più triste è che, spesso, il bastone tra le ruote venga messo proprio dai genitori italiani. I bambini, infatti, proprio per loro natura, non vivono queste differenze culturali ed etniche come problematiche. Per loro quello che conta è trovare amici nuovi con cui giocare e stare insieme all’interno della propria classe, senza notare il colore della pelle o sotto quale nome cada la loro religione.
Se questo a volte accade, è perché spesso c’è un pensiero indotto da parte delle famiglie con discorsi irragionevolmente discriminatori, inculcati ai propri figli sia direttamente che indirettamente (per esempio quando il bambino assiste ai discorsi tra adulti). Talvolta, tale situazione rende l’inserimento di questi bambini nelle scuole molto complicato. Spesso, pur di osteggiare e manifestare odio gratuito nei confronti di questi alunni, capita che delle famiglie italiane utilizzino motivazioni pretestuose come quelle della pulizia, del luogo comune sulla presunta pericolosità dello straniero per allontanare da loro i propri figli. A volte, questo atteggiamento può declinarsi in aggressioni, che trovano risonanza mediatica nelle pagine di cronaca: una situazione veramente difficile che sta diventando sempre più pericolosa.
Il ruolo della scuola – luogo dove il bambino cresce e si relaziona con il mondo sulla base dei valori appresi in famiglia – dovrebbe andare oltre il mero insegnamento delle materie; svolgendo una funzione molto più importante, trasmettendo valori importanti quali quelli della solidarietà, dell’amore verso il prossimo e soprattutto per chi è diverso e ha bisogno di comprensione e tolleranza. Quello che invece si sente succedere è l’esatto contrario, con continui atti di discriminazione, a volte attuati da parte degli stessi insegnanti o dirigenti scolastici, altre volte mancano gli strumenti per arginare tali fenomeni.
Ma perché accade tutto questo? Cosa scatta nelle persone? Una chiave di lettura potrebbe essere quella della paura di chi non è come te (xenofobia), non vive le tue abitudini e, soprattutto, non ha la tua mentalità. Il genitore che cresce ed educa il figlio, oltre a trasmettergli amore, trasmette anche idee e certi principi e regole. Quando il bambino fa il suo ingresso a scuola (e non trascorre più tutta la giornata con i familiari), scopre nuovi mondi e conosce nuovi punti di riferimento, incontra pensieri diversi e vedute più aperte. Questo può portare la famiglia a temere di perdere le sicurezze e il controllo sui propri figli, come se qualcosa li allontanasse da loro e dal loro modo di pensare.
Quindi, da qualcosa che può, apparentemente, sembrare banale e stupido, si può arrivare a qualcosa di molto grave e serio, che può diventare pericoloso per gli stessi principi della democrazia e della scuola. Bisognerebbe non sottovalutare tale situazione, soprattutto da parte del mondo politico che spesso invece, non solo non dà peso a tali criticità ma, a volte, ingigantisce e inasprisce odio e diffidenza verso l’altro, diverso da noi. Nelle scuole sarebbe opportuno organizzare lezioni e ore previste dal programma didattico e all’interno dell’orario scolastico, dove i più piccoli (preferibilmente insieme alle loro famiglie), fossero sensibilizzati al concetto di inclusione. Solo così, forse, si potrebbe recuperare una situazione sempre più compromessa prima che sia troppo tardi.
Foto di Kuanish Reymbaev | cc license