Ci sarà capitato di sentire notizie sulle cosiddette sfide o challenge online, che si sono sempre più divulgate sui social network e suscitano l’interesse di un gran numero di utenti, coinvolgendo soprattutto bambini e adolescenti. In Italia il fenomeno sta diventando virale. Le challenge non nascono di per sé come un’attività pericolosa, ma purtroppo molte sfide che superano il limite lo diventano. Gli adolescenti, ancor prima dell’arrivo della tecnologia, hanno sempre amato le sfide, perché così dimostrano a se stessi di essere capaci di andare oltre i propri limiti e di essere i migliori anche, perché no, in situazioni pericolose. Affrontando questi passaggi l’adolescente costruisce la propria identità anche se non è sempre questo il giusto modo: non è quindi una cosa nuova ma, poiché nella società di oggi e con l’avvento dei social queste sfide aumentano la visibilità tramite “like” e commenti, i loro effetti raggiungono molte più persone. Sono sempre di più gli adolescenti ossessionati dalla popolarità online e dall’avere sempre più followers che non esitano a lanciarsi in prove sempre più estreme per ottenere gratificazione.
Ogni challenge viene registrata e i contenuti video, a volte di natura violenta, viaggiano tra i social in maniera rapidissima. I video diventano virali, raggiungono la fama e il rischio di emulazione è molto forte ed è proprio per questo che anche parlarne potrebbe mettere a rischio chi è più fragile. Imitare i propri amici e coetanei rafforza il senso di appartenenza al gruppo che per gli adolescenti vuol dire sentirsi socialmente accettati. Stiamo parlando di un bisogno interiore fondamentale per questo stadio della crescita.
Il social che ha lanciato queste sfide è soprattutto TikTok, che vanta il miliardo di utenti attivi ogni mese sull’app. Questo dimostra che la Generazione Z, chi è nato tra gli anni 2000-2010, la generazione successiva ai Millennial, è più interessata all’intrattenimento che non ad altri social dove prevale la componente comunicativa e relazionale. I ragazzi che ne fanno uso hanno un’età inferiore ai 14 anni. TikTok non è però l’unico a ospitare queste challenge, anche se è stato proprio quest’ultimo ad aver subito grosse critiche per l’impatto negativo sulla salute mentale degli utenti che sono soprattutto bambini, pre-adolescenti e adolescenti.
Comunque, è opportuno sottolineare che inizialmente queste gare erano nate con uno scopo prettamente ludico e ricreativo. Si basavano su diversi temi come ballo, recitazione, cucina o sport.
Tuttavia, poi sono arrivate quelle estreme, apparentemente innocue per chi ne rimane fuori, che invece sono prove di coraggio altamente pericolose per chi le pratica. Preferiamo non scendere troppo nei particolari descrittivi per non turbare nessuno. Moltissime persone hanno messo a rischio la propria vita nelle maniere più disparate e addirittura alcune non ce l’hanno fatta. Inizialmente si era trascurato il pericolo di queste sfide ma, in seguito a eventi molto gravi e atti suicidari, è stato necessario e doveroso iniziare ad approfondire. Si trattava di istigazione al suicidio. Molti adulti rimanevano all’oscuro di questi fatti mentre nel frattempo i ragazzi, sempre più affascinati dal mistero e dall’aspetto proibitivo di queste sfide, ne venivano coinvolti maggiormente.
Intanto c’è da dire che TikTok, forse a cause delle cause legali per negligenza che ha ricevuto, è stato il social che subito si è mosso per garantire più sicurezza ai propri utenti: oltre, infatti, ai casi più eclatanti in cui alcune persone hanno perso la vita, ci sono stati molti casi in cui ragazzi hanno sviluppato disturbi d’ansia e attacchi di panico.
La logica di queste challenge è di dimostrarsi onnipotenti, di essere forti, di non aver paura. È chiaro allora che aumenta sempre più il bisogno di proteggere i più piccoli che navigano su internet e alcuni contenuti andrebbero proprio censurati poiché violano le guide della community, così da impedire che delle vittime innocenti vengano adescate dall’oscurità del Web.
Per dissuadere i bambini e i ragazzi è necessario stare loro vicino, spiegando che tipo di rischi corrono, essere presenti nel miglior modo possibile quando fanno uso dello smartphone e invitarli a non esagerare con il loro utilizzo.
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