Intervista all’assessora Maya Vetri del Municipio VIII
Mercoledì 16 Febbraio è venuta a trovarci Maya Vetri, assessora alla cultura dell’ottavo municipio. Abbiamo chiacchierato con lei al centro diurno San Paolo, all’interno del laboratorio informatico, in un bel pomeriggio di sole, le abbiamo fatto una intervista radiofonica, parlando di: cultura, dei suoi progetti per il Municipio e di chi è Maya Vetri.
L’assessora fa parte della Giunta Ciaccheri dell’ottavo municipio. La Vetri già in passato è sempre stata un’attivista, ha collaborato con “Casetta rossa” e si è presentata come candidata alle ultime elezioni municipali nella lista di “Sinistra civica ecologista” guadagnandosi molte preferenze come consigliera. Ma i suoi interessi spaziano molto. Ha sempre avuto una passione per la comunicazione visiva, per il settore creativo e la grafica ma non ha disdegnato il mondo del marketing. Su tali interessi ha seguito anche dei corsi (allo IED di Roma). Per finire si è laureata in cinematografia al DAMS di Roma. Per quanto riguarda l’ambito lavorativo per 10 anni ha operato nel settore della pubblica amministrazione. Dal 2008 rispetto alla politica ha collaborato con lo staff dell’assessorato alle politiche del lavoro e formazione della Provincia di Roma. Dal 2013 sì è occupata della vicepresidenza della regione Lazio e della sua organizzazione.
Le abbiamo chiesto cosa avesse da aggiungere a questa sua breve biografia…
Mi fa piacere confrontarmi con persone giovani come voi. Non ho nulla da aggiungere alla mia biografia, penso che neanche mia madre avrebbe saputo farla meglio (ride n.d.r.).
Vorrei aggiungere che nel 2019 ho fatto un corso sulla comunicazione visiva a New York e lì ho messo insieme alcune cose che per me sono molto importanti: da una parte l’immagine estetica e dall’altra il messaggio, ossia la comunicazione che passa attraverso le immagini. Questa secondo me è una delle forme più potenti del linguaggio. Così come nel Cinema, così come nei prodotti multimediali. Voi fate radio, penso che la radio abbia una funzione molto importante come stimolo per l’immaginazione molto diversa da quelle che sono le immagini. Infatti, ho condotto un piccolo programma per bambini alla radio che si chiamava “A tutta Ninna”. Era un contenuto di favole inventate da me, inframmezzate da musica e indovinelli per accompagnare alla buonanotte i bambini il giorno prima di andare a scuola. Poi abbiamo sortito l’effetto contrario perché si svegliavano eccitati e nessuno andava a dormire. La radio mi piace particolarmente, mi piace molto il cinema e tutti i mezzi per cui si usa il linguaggio delle immagini.
Quest’anno Garbatella compie 102 anni, cosa avete organizzato per festeggiarla?
Abbiamo organizzato un sacco di cose come se ne stesse ancora compiendo 100. È stato comunicato sul sito del Municipio ottavo, sulla pagina Facebook e sta circolando anche via mail il programma molto ricco di questi tre giorni: si parte il 18 (febbraio n.d.r) a Piazza Brin che è il luogo centrale intorno al quale ruoteranno tutte le iniziative e ci saranno molte visite guidate tutte affrontate con un punto di vista diverso come le passeggiate incentrate sull’architettura, quelle incentrate sui bambini e altre incentrate sulla street art. Quest’anno sarà aperta al pubblico una villa che si trova alle spalle della Cna in via Massaia, che è una parte di Garbatella sconosciuta ai cittadini. Quest’anno organizzeremo visite per permettere ai cittadini di visitare questo spazio particolare. E mi è stato raccontato che all’interno di questo spazio c’è un pozzo romano.
L’VIII Municipio di cosa ha bisogno oggi?
Innanzitutto, credo che abbia bisogno di un altro Cinema perché ne abbiamo uno solo per 130.000 abitanti ma soprattutto mancano spazi di aggregazione culturale in zone che non siano Garbatella e Ostiense. C’è tutta una parte del Municipio che è rimasta isolata culturalmente. Quindi metterei questo tra le priorità, per quanto riguarda la cultura. Ma anche una casa delle donne, anche se c’è già un centro antiviolenza, ma non è uguale perché manca un punto di aggregazione in ottica di genere. Manca un Polo culturale in cui inserirei tante cose: un’aula studio, un coworking, una radio, un cinema. Vorrei che sorgessero dei centri polifunzionali. Noi abbiamo solo una biblioteca, un’altra è in fase di apertura e stiamo cercando di aprirne altre
In una nostra riflessione sul rapporto tra cultura e salute mentale è emerso che la cultura è elaborazione della sofferenza, consapevolezza interiore, risposta, mediazione, solidarietà ed evoluzione. Che cos’è per lei la cultura?
Per me la cultura ha un ruolo di missione. Per me la cultura non è tale se non produce un cambiamento. Quindi, come avete giustamente detto voi, è un insieme di più cose, è come se fosse un sentimento pubblico. È come se fosse una grande direzione per tutte e tutti quelli che abitano in questa città. Per me è un po’ il faro che guida una serie di azioni da quelle ordinarie a quelle straordinarie. E penso che noi ci dobbiamo occupare delle azioni straordinarie. Bisogna cercare di fare uno sforzo, anche se difficile, anche se scomodo e conflittuale per cercare di portare la cultura ovunque, soprattutto laddove non c’è e dove ci sono persone che non vi possono accedere, laddove le barriere possono essere di vario tipo, come la salute mentale o, più banalmente, una lingua che non si conosce. Può essere anche la povertà culturale iniziale. Ad esempio, ci sono bambine e bambini che non vengono cresciuti con questa sensibilità. È importante sensibilizzare e rendere la cultura parte di un alfabeto di una persona. Bisogna far sì che fin da piccoli ci si immerga in un contesto favorevole alla cultura. Per me, quindi, la cultura è un po’ un insieme di tutti questi elementi e ci stiamo provando, ma, chiaramente, è un processo molto lungo e non è una cosa a parte. Penso che non si mangi con la cultura, ma di cultura si vive, quindi non è slegata dalle altre cose. La cultura è un lavoro, un obiettivo, è parte dell’educazione ed è legata a tutti gli aspetti che vanno ad aumentare la qualità della vita delle persone.
Nel tuo assessorato cosa manterresti e cosa pensi di cambiare?
Questa carica è nuova per me e mi ritrovo anche un po’ spiazzata dal punto di vista burocratico. Quello che vorrei portare è un po’ di innovazione nel pensiero, utilizzando gli spazi in maniera diversa e trasformando tutto ciò che è spento in un focolaio di attività. Questo (Centro diurno San Paolo n.d.r.) è uno spazio fantastico dove poter fare attività, che si può aprire al quartiere. Per renderlo un posto dove tutte e tutti possono venire a vedere un film, a fare un laboratorio, a dipingere o a leggere un libro. L’importante è che i luoghi si convertano nella direzione di fermento culturale, aggregando le persone attorno questo grande obiettivo. Poi vorrei che Roma diventasse una città più legata all’aspetto nazionale ed europeo, infatti, mi piacerebbe tantissimo che ci fossero dei luoghi dove fare degli scambi culturali, dove poter ospitare delle residenze artistiche in cui le persone si vengono a formare. A differenza di altre città europee, qui a Roma non ce ne sono, se non a Villa Medici e all’Istituto di cultura svizzero. Tutti gli istituti stranieri qui a Roma ospitano persone e proprio per questo hanno anche un budget, perciò vorrei che ci siano dei luoghi che puntino alla formazione artistica e culturale.
Riprenderete le attività programmate per il compleanno di Garbatella interrotte a causa del Covid?
Abbiamo tantissimi arretrati dal 2020. Per me l’obiettivo è mettere la cultura al sicuro e fare in modo di creare tutte le condizioni possibili per mettere in contatto le persone con gli eventi, con la fruizione di luoghi nuovi e non. Questo è un obiettivo di espansione che in prospettiva deve crescere. Da qui a cinque anni, immagino che in questo Municipio si moltiplichino i luoghi della cultura e gli eventi. Noi come Giunta Municipale abbiamo il compito di mettere al sicuro questo progetto.
Quali sono i tuoi obiettivi per la lotta al pregiudizio?
Secondo me non c’è nessuno che è esentato dai pregiudizi, perché tutti noi abbiamo un po’ una forma mentale precostituita su alcune cose. Un elemento caratterizzante del pregiudizio è il confronto tra culture.
Ho scoperto la “Festa della lingua madre” che è una festa molto importante perché riguarda l’identità e l’autodeterminazione dei popoli. Per combattere i pregiudizi bisogna allargare i campi in cui le persone si possono conoscere e incontrare, perché, banalmente, il pregiudizio nasce da una forma di rigidità, barriera e insicurezza rispetto a quello che non conosci. Quindi è importante creare il più possibile occasioni di informazione e di conoscenza, garantendo la possibilità di accedere, allargando a tutto il territorio la possibilità di partecipazione. Come amministrazione è la cosa migliore che possiamo fare.
Perché ha scelto il suo lavoro?
E’ un lavoro che non ho scelto ma che comunque mi piace, perché combina gli aspetti più importanti: la cultura, le politiche di genere, la possibilità di coinvolgere le persone intorno a me, sia in forma singola che associata su un progetto che riguarda il cambiamento. E’ il lavoro che può essere utile sia a me che alla comunità che ho intorno.
Una domanda rispetto allo spazio del mercato di Garbatella, che oggi è chiuso e che potrebbe essere un luogo per la cultura.
A quella struttura io sono molto legata sotto tutti i punti di vista. Quello spazio ha un grosso potenziale e chi abita lì segue da vicino gli sviluppi. E’ del dipartimento del commercio del Comune di Roma, quindi non dipende dal Municipio. Quello è un posto in cui avrei voluto fare dei concerti all’ora di pranzo, quando il mercato era aperto, ho immaginato di mettere un pianoforte e mettere a disposizione degli strumenti musicali. Come Municipio abbiamo organizzato dei concerti sulle scale per dare l’idea di quello che si potrebbe fare in un mercato. Per noi è uno spazio per la cultura.
Redazione
Foto di Francesca Ruggieri