Roma vive di quartieri, ad oggi quali sono?

Intervista ad Andrea Catarci, già assessore al Decentramento amministrativo 

 

Andrea Catarci, coordina l’ufficio per il Giubileo delle Persone e Partecipazione di Roma Capitale, sta lavorando da anni alla ridefinizione dei quartieri di Roma, già con l’assessorato al decentramento.

Ad oggi la mappatura ha maggiore corrispondenza al territorio romano alla vita dei quartieri? Questa nuova mappa in che modo ci fa (ri)conoscere Roma? 

 

“Siamo partiti da un dato di fatto, tutti gli studi su Roma, a partire dai dati Istat, vengono fatti attraverso una classificazione per zone urbanistiche. Dalla riforma della Giunta del Sindaco Argan del 1977 sono 155 le zone catalogate nel territorio del comune di Roma. Noi, con questa ricerca abbiamo messo al centro il termine quartiere dove i romani e le romane possono riconoscersi, alcune zone che esulano dal quartiere sono state nominate zone funzionali: come i parchi e le ville, l’Università La Sapienza, l’aeroporto, perché non sono luoghi dove c’è residenzialità o vita di quartiere. 

Roma nell’ultimo cinquantennio è cambiata enormemente, per consistenza urbana e per edificazione. Il processo di definizione di oggi non corrisponde al lavoro di ricerca che è stato fatto negli anni ’70. Abbiamo operato in due step: nel primo siamo partiti con una lettera, che il sottoscritto ha mandato ai municipi, nella quale si chiedeva di elencare i quartieri percepiti dai cittadini, senza considerare le suddivisioni in zone urbane o tra centro e periferia. Quindi un lavoro tutto sull’identità e sono usciti 15 elenchi dei quartieri, uno per ogni municipio. 

Le mappe sono state realizzate e regalate ai singoli municipi. Poi è stato creato un gruppo di lavoro per il secondo step, nel quale sono stati invitati a collaborare docenti delle tre università romane che si occupano di urbanistica, l’Istat e l’Ufficio Statistica di Roma Capitale. Il gruppo ha lavorato su tutta la documentazione esistente sui quartieri, urbanistica demografica e sociale, sui documenti ufficiali, facendo uscire una nuova mappa, che teneva conto della precedente indicata dai municipi, andando ad aggiungere e a modificare risultanze oggettive che emergevano dai documenti. “ 

Il più, in questo secondo step si è tracciato il confine tra i quartieri, incrociando la parte nominalistica, i dati della toponomastica e i dati Istat. 

In questo momento si sta procedendo alle presentazioni di questo secondo passaggio di lavoro, nei municipi VIII, XII, X,IX,VII,V e il prossimo sarà quello nel Municipio I. Le mappe arrivano alla cittadinanza per una verifica ulteriore e un confronto sull’ identità di quartiere, gli incontri partecipativi sono raccolte di stimoli, di critiche e di proposte per un ulteriore stadio di revisione delle quindici mappe”.   

 

Questa mappatura a chi si rivolge? E’ accessibile e in che modo può includere a vari livelli i cittadini? 

Una volta che il processo di presentazione a tutti i municipi e quello successivo di verifica e modifica degli stimoli dei cittadini sarà concluso, si arriverà all’uscita di queste mappe sui siti istituzionali del Comune di Roma. Saranno quindi consultabili da tutti i cittadini a vari livelli; saranno accessibili i numeri sulla popolazione, le classi d’età, la presenza degli stranieri, i livelli di istruzione, il tasso di occupazione e in seguito i dati sul reddito, per unità di quartiere. Durante gli incontri con i cittadini sono emersi diversi stimoli, per esempio gli abitanti di piazza di Donna Olimpia non si percepiscono nel quartiere di Monteverde, ma come un quartiere a sè stante. 

 

Quali sono gli sviluppi del progetto e con quali realtà istituzionali è collegato? 

La ricaduta di questo lavoro sarà enorme perché più rispondente alla città del 2025. Tutte le ricerche di sociologia, demografia e scienze umane comprese quelle dell’Istat saranno basate sui dati inseriti nella mappa.