Vivian Maier in mostra alla Garbatella

Il gruppo di scrittura del Centro di salute mentale di piazzale Tosti di Roma si è dato appuntamento in un pomeriggio di dicembre alle 16,00 per vedere la mostra fotografica di Vivian Maier. La mostra è ospitata presso l’atelier 10b Fotografy a via San Lorenzo da Brindisi, luogo pittoresco della Garbatella.

Le foto che abbiamo visto sono il frutto di un lavoro svolto dalla Maier come autodidatta, infatti nella vita era una tata. Mentre lavorava con i bambini non ha mai smesso di scattare fotografie: dodici scatti al giorno per quaranta anni della sua vita, un patrimonio incredibile. Scoperto per caso da un agente immobiliare che ha acquistato ad un’asta i rullini fotografici mai sviluppati dalla fotografa, dopo la sua morte, avvenuta nel 2009. La sua vita, quindi, è stata ricostruita a posteriori proprio tramite la stampa e la raccolta delle immagini da lei scattate.

Vi è un alone di mistero sulla sua identità, quella di una bambinaia di cui non si sa molto se non come, attraverso la macchina fotografica, vedeva il mondo intorno a sé. L’impressione è che la sua personalità sia composta da tanti sé. Non sembra un caso, infatti, che alle persone per cui lavorava dava sempre un nome differente.

Le foto rappresentano immagini realistiche della quotidianità, scene urbane di momenti vissuti per strada che offrono numerosi spunti di riflessione. Di queste immagini io ricordo soprattutto i volti delle donne e le foto dei bambini che mi hanno particolarmente colpito. Le emozioni che questa mostra mi ha suscitato sono da ricondurre ad una visione di uno spaccato della realtà riferito ad altri tempi e altri luoghi. Tutte istantanee scattate per strada che ritraggono immagini di insegne, personaggi colti sul momento impegnati nella vita quotidiana e scorci della città.

La mostra è l’unica in Italia e le foto in mostra sono in vendita anche a caro prezzo, circa 3.000 euro l’una. La galleria, ci ha spiegato l’espositore, ospiterà il prossimo anno una mostra sulla Garbatella al termine di un progetto di raccolta di immagini che potrebbe coinvolgere anche gli utenti del Centro di salute mentale.

Foto: Vivian Mayer – Where Streets Have No Name/10b Photography – Roma/Zero