E’ la volta buona. Il 14 aprile alle 14,42 la sonda Juice dell’ Agenzia Spaziale Europea è partita dalla Guyana francese, sulla costa nord-orientale del Sudamerica in direzione Giove, pianeta che dovrebbe raggiungere fra ben otto anni. Il lancio nello spazio aperto è avvenuto per mezzo di unAriane 5. La sonda si è separata dal razzo e si è messa regolarmente in comunicazione con il centro di controllo. Con grande emozione è iniziato il conto alla rovescia per il lancio del missile, che doveva decollare il 13 di aprile, ma la procedura di lancio era stata rinviata di 24 ore per via del meteo avverso. Le condizioni atmosferiche erano infatti sfavorevoli per rischio di fulmini e temporali. La base europea di partenza è quella di Kourou, l’arrivo invece è nell’orbita della luna Ganimede, il maggiore dei satelliti naturali del “pianeta rosso”. Questa sotto la propria superficie ghiacciata pare nasconda oceani che potrebbero accogliere forme di vita. Il viaggio della sonda di 6 tonnellate sarà molto lungo, si giungerà a destinazione nel 2031 poiché ci saranno da percorrere 750 milioni di chilometri. La missione spaziale ha coinvolto l’Università Roma Tre che sta svolgendo e svolgerà degli studi nel corso dei prossimi tre anni, in particolare rivolgeranno la propria attenzione all’osservazione dell’atmosfera e della magneto sfera di Giove e all’interazione delle lune galileiane con il pianeta. Il Laboratorio di Fisica della Terra e dei Pianeti di Roma Tre svolgerà un ruolo cruciale nell’elaborazione dei dati del radar RIME a bordo della sonda orbitante JUICE, la quale riceverà e conserverà informazioni fondamentali acquisite durante i sorvoli delle lune ghiacciate del pianeta più grande di tutto il sistema solare. Nei lunghi anni di viaggio l’università romana lavorerà per misurare le proprietà fisiche dei campioni che simulano i ghiacci delle lune. Al vertice di questo lavoro c’è la professoressa Elena Pettinelli del Dipartimento di Matematica e Fisica, già protagonista delle ricerche che hanno portato alla scoperta dell’acqua liquida sotto la calotta polare del sud di Marte. L’evento del lancio nello spazio ha coinvolto all’interno dell’università la Generazione Giove, ovvero gli attuali e futuri studenti dei corsi di Fisica che diventeranno i ricercatori del futuro. Il contributo dell’Ateneo è stato prezioso rispetto ai benefici dell’industria, l’occupazione e la ricerca scientifica .Ci sono state anche altre missioni spaziali che hanno coinvolto l’Università Roma 3 come per esempio quella Cassini-Huygens, studiata daFabrizio Capaccioni, direttore e ricercatore presso l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’INAF, laureato nella medesima università. La missione del 2005 è stata molto lunga. Gli studi si sono concentrati su Saturno, la sua atmosfera e le sue lune. Dopo venti anni di permanenza nello spazio e quattordici di studio del sistema del sesto pianeta del sistema solare, si è arrivati a risultati interessanti sulla composizione atmosferica e su Titano, il più grande gregario di Saturno e sulla geologia della sua superficie. La missione è stata sviluppata dalla NASA, l’agenzia spaziale americana. L’Università ha avuto il merito di definire gli strumenti scientifici a bordo della sonda Cassini, ha partecipato alla scrittura di articoli scientifici sulla composizione atmosferica del pianeta, ha fornito analisi delle immagini riprese dalla sonda e ha sviluppato modelli per spiegare la formazione dei sistemi planetari.
Il Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università si impegna attivamente e dà il proprio contributo in termini di ricerca spaziale e vuole investire in questo campo. Ha perfino collaborato nelle attività di ricerca del telescopio spaziale IXPE(Imaging X-Ray Polarimetry Explorer). Questo perché reputa che la comprensione dell’universo e la composizione dei pianeti, delle stelle e ingenerale la conoscenza scientifica possa migliorare la vita sulla Terra, e noi ce lo auguriamo tutti.
Il Dipartimento di Matematica e Fisica dell’Università si impegna attivamente e dà il proprio contributo in termini di ricerca spaziale e vuole investire in questo campo. Ha perfino collaborato nelle attività di ricerca del telescopio spaziale IXPE(Imaging X-Ray Polarimetry Explorer). Questo perché reputa che la comprensione dell’universo e la composizione dei pianeti, delle stelle e ingenerale la conoscenza scientifica possa migliorare la vita sulla Terra, e noi ce lo auguriamo tutti.