La disabilità si rende autonoma con app e dispositivi assistivi
«Mi sento un’altra persona. Non camminerò mai, muoverò le mani in modo sempre meno coordinato, ma non importa. Ora posso comunicare: ho scoperto il computer e col sintetizzatore vocale posso leggere e scrivere. Ho una tastiera facilitata e compongo poesie, racconti, e-mail». Questa è la testimonianza di Paola, una donna disabile che, nonostante la sua grande difficoltà nella vita di tutti i giorni, grazie alla tecnologia è riuscita a riappropriarsi delle sue abilità di apprendimento linguistico. Ovviamente la determinazione e l’esercizio non devono mancare mai. Una delle aspirazioni più grandi delle persone con disabilità è quella di essere autonomi, di bastare a se stessi il più possibile. Un soggetto disabile sa cosa voglia dire essere dipendente, soprattutto dalla famiglia o dagli operatori socio-sanitari. La tecnologia però sta facendo passi da gigante in questi ultimi anni. La mobilità dovrebbe essere un diritto garantito anche alle persone disabili. Chi opera nel settore delle tecnologie assistive punta al supporto e al miglioramento della qualità della vita.
Le applicazioni di tecnologia per la disabilità sono diverse e vengono usate abitualmente per risolvere alcune limitazioni o dei veri e propri impedimenti che ostacolano la vita di una persona disabile. Già a partire dagli anni Novanta, in campo tecnologico la nostra società ha subìto una notevole evoluzione e negli ultimi anni la crescita è stata esponenziale. Quello che fino a pochi anni prima sembrava impossibile oggi si è avverato. Basta pensare alla vasta gamma di dispositivi che rientrano nelle nuove tecnologie per la disabilità e che consentono alle persone disabili (e agli anziani) di muoversi autonomamente e in assoluta libertà. Sono divenute di uso comune anche carrozzine elettroniche e scooter elettrici che, fino a un decennio fa, erano una rarità nelle nostre città, oggi invece sovente capita di incontrarli in giro. Questi dispositivi, con degli speciali sistemi di guida, permettono a chiunque abbia una qualsiasi difficoltà di movimento di vivere in autonomia circostanze che altrimenti non potrebbero vivere. Poi ci sono sistemi che non nascono al servizio delle persone disabili, ma che sono pensati anche per loro. Per esempio, ci sono applicazioni per gli smartphone che sono di grande aiuto come Lookout di Google. Cellulari ultra moderni, tablet e personal computer possiamo dire che non discriminano nessuno, possono difatti essere utilizzati ugualmente anche da persone disabili.
In Regno Unito hanno realizzato il primo cellulare in Braille. Questo è basato esclusivamente sulle esigenze dei non-vedenti e ipovedenti. Il prodotto è anche economico, non supera i 75 euro. Il telefono è attualmente disponibile in Gran Bretagna e può essere ordinato sul sito ufficiale della startup.
Questa è una nuova sfida per la comunicazione globale. Altro grande traguardo è la domotica. La cosiddetta casa intelligente permette alle persone disabili (soprattutto non vedenti) di migliorare la loro quotidianità. Basta avere un dispositivo come Alexa che consente oltre che il monitoraggio dello stato del soggetto, un’assistenza veloce e addirittura intervento in situazioni di emergenza. Una nuova caratteristica che Amazon ha messo a disposizione tramite Alexa è l’identificazione degli oggetti. La funzione si chiama Show and Tell, soluzione nell’ambito dell’accessibilità che fa affrontare più serenamente le sfide della vita di tutti i giorni. Sempre perché la cosa più importante è il supporto nello svolgimento delle normali azioni quotidiane, includendo una particolare attenzione al gas lasciato aperto, rubinetti aperti, alle luci dimenticate accese e simili.
Invece, per chi ha delle menomazioni agli arti inferiori esistono delle automobili che hanno delle levette vicino al volante, grazie a esse si accede manualmente ai comandi dell’acceleratore e del freno. Non ci sono pedali. Alcune vetture hanno anche il cambio automatico e la frizione automatica. Questa è un’ottima soluzione per la guida da parte di conducenti in carrozzina con parziale o totale perdita funzionale agli arti inferiori.
Poi ci sono le grandi novità ancora in progettazione, per persone con gravi disabilità fisiche (paralisi dal collo in giù). L’idea è quella di permettere anche a questi soggetti di comunicare in forma scritta senza l’uso delle mani. Sarà come scrivere col pensiero e i “pensieri” si trasferiranno su uno schermo sotto forma di frasi o parole. Non è fantascienza, ma la nuova frontiera delle interfacce cervello-computer. L’università di Stanford, negli Stati Uniti, ha realizzato un’intelligenza artificiale per “leggere nel pensiero” di un uomo completamente paralizzato. Grazie a un centinaio di micro elettrodi è stato possibile registrare l’attività cerebrale del paziente mentre immagina di scrivere con la propria mano, il software trasforma ogni segnale in una lettera e su uno schermo, in tempo reale, compaiono parole e frasi. La velocità di digitazione è la più alta mai raggiunta e potrebbe aiutare i pazienti con gravi paralisi a comunicare senza aprire la bocca o muovere un muscolo.
Queste sono solo alcune delle novità in campo tecnologico. L’importante obiettivo che la tecnologia si è posta è quello di dare a tutti la stessa capacità di raggiungere i propri obiettivi. Tutte le innovazioni che ci sono e che ci saranno in questo campo sono volte all’inclusione. La tecnologia ha il potere di restituire indipendenza e autonomia, il segreto è nell’accessibilità. Non c’è disabilità che ci spaventa. A volte si tende a pensare che le disabilità riguardino un ristretto numero di persone. Ebbene il 15% della popolazione mondiale è disabile, ovvero oltre un miliardo di individui. Ma la tecnologia abbatterà le barriere della disabilità, è solo questione di tempo. Non è il soggetto disabile che si deve adattare alla tecnologia, ma è l’uomo che può costruire prodotti adatti alle esigenze di ogni persona. Come ha detto Sundar Pichai, amministratore delegato di Google: «Fino a quando ci saranno degli ostacoli per qualcuno il nostro lavoro non potrà dirsi finito».
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