Piaceri e pericoli dell’uso della realtà virtuale
Il termine “metaverso” oggi, essendo entrato nell’uso comune, si discosta dal suo significato originario. Fa riferimento ad una dimensione spazio-temporale digitalizzata a cui accedere tramite dispositivi per la realtà aumentata.
Nel presente si naviga nel web tramite congegni tecnologici dotati di uno schermo: si scorrono con le dita le pagine dei social o i siti internet che visualizziamo tramite i nostri smartphone o i tablet. Ma forse adesso c’è la possibilità di immergersi in quel mondo abbandonando per un po’ la nostra realtà quotidiana, che forse non è più di grande interesse. Questo è l’obiettivo del metaverso: dare a ognuno l’opportunità di addentrarsi in un’esperienza immersiva.
L’universo è governato da leggi fisiche, tutte basate sulle relazioni tra spazio e tempo. Lo spazio-tempo infatti è la struttura dell’universo, è il “palcoscenico” in cui si svolgono i fenomeni fisici. Il Metaverso ha bisogno degli stessi parametri di base per generare una nuova dimensione: spazio e tempo digitalizzati cioè reinventati. Si parla per esempio dell’eterno adesso. Immaginare tutto questo sembra difficile, cosa potrebbero fare le nuove generazioni grazie al metaverso?
Potrebbero andare a scuola virtualmente indossando degli occhiali ma restando fisicamente a casa; oppure chi lavora in smartworking potrà svolgere riunioni di lavoro in una meeting room digitale, condividere quindi con i colleghi una stanza da remoto. Ogni collega avrebbe un avatar 3D del tutto personalizzabile oppure si potrà perfino vedere il concerto di un gruppo musicale direttamente dal nostro soggiorno sempre con l’ausilio di occhiali e cuffie. Allo stesso tempo si potrà assistere ad una mostra d’arte, spettacoli teatrali, fare feste o andare a cena con amici, fare shopping addirittura.
Forse inizialmente il Metaverso poteva sembrare simile a un videogioco ma non è così, è una cosa molto seria che potrebbe cambiare le nostre vite. Possiamo spiegare il Metaverso come un concetto che descrive una sorta di universo virtuale tridimensionale in cui le persone possono interagire e condividere esperienze in modo simile come accade nel tempo reale. In questo modo si potrebbe esplorare il mondo in modo più accessibile e sostenibile rispetto a quello che si farebbe con viaggi fisici veri e propri, e godere di nuove prospettive e conoscenze. Sarà infatti facile sperimentare interazioni e performance uniche che non sarebbero possibili nella vita reale, come fosse un valore aggiunto. Lo spazio virtuale creato potrebbe essere utilizzato per scopi di intrattenimento o anche per finalità produttive come già accennato.
Per quanto riguarda l’origine del termine si può dire che lo scrittore Neal Stephenson ha creato questa parola per descrivere l’ambiente virtuale in cui viveva l’avatar digitale del protagonista del romanzo Snow Crash, uscito nel 1992.
Facebook e Mark Zuckerberg hanno puntato molto sul metaverso. L’amministratore delegato del famoso social network ha investito circa dieci miliardi di dollari per sviluppare le tecnologie legate alla realtà virtuale, creare software e strumenti come i visori, apparecchiature che permetteranno di immergerci nelle realtà digitali. Il problema è che Zuckerberg ha accelerato gli investimenti nonostante le tecnologie non abbiano ancora raggiunto gli standard immaginati. Secondo quanto riportato da utenti esperti che lo hanno frequentato, il metaverso è stato giudicato un luogo ancora poco frequentato, ma con utenti di ogni tipo, quindi troppo variegato. Ci sono dei dubbi sulla sicurezza di questi ambienti virtuali. Tra l’altro si fa fatica ad integrarsi.
In secondo luogo ci sono questioni legate alla privacy e alla protezione dei dati personali, poiché le attività degli utenti possono essere monitorate e tracciate. In aggiunta il metaverso potrebbe essere usato per compiere atti illeciti come la diffusione di contenuti illegali, reati virtuali, frodi, la commissione di crimini informatici o la creazione di ambienti virtuali per attività indecenti o anch’esse disoneste.
Infine la frequentazione abituale di questo tipo di realtà virtuale potrebbe accentuare fenomeni di alienazione o estraniazione degli utenti. Le persone cadrebbero nella solitudine, nell’isolamento, potrebbero avere difficoltà psicologiche nella comunicazione. Il metaverso inoltre potrebbe, a livello sociologico, perpetuare le disuguaglianze sociali già presenti nella società reale. Se, ad esempio, l’accesso al M. sarà limitato solo a coloro che potranno permettersi attrezzature, al momento molto costose, e connessioni ad alta velocità, potrebbe crearsi un divario digitale tra coloro che hanno accesso al mondo virtuale e coloro che non lo hanno. Tra l’altro l’accesso probabilmente sarà a pagamento. In sintesi questa porta verso il digitale potrebbe offrire molte opportunità e vantaggi per la società, ma è importante considerare e affrontare le questioni etiche e sociali che potrebbe sollevare, al fine di garantire un ambiente equo e inclusivo per tutti gli utenti. Non è avventato dire che ci vorrà una collaborazione tra le autorità e gli sviluppatori del M. per monitorare l’utilizzo della piattaforma.