La Roma di Ernesto Nathan in una conferenza pubblica dell’università Roma Tre

La giornata su “I sei anni che cambiarono Roma. Arte e cultura ai tempi del Sindaco Nathan” al parco Beato Placido Riccardi, adiacente alla Basilica San Paolo, è stato uno degli eventi di aprile aperti alla cittadinanza, messi in campo dall’Università Roma Tre.

Dopo l’intervento introduttivo di Maya Vetri, assessora alla cultura dell’VIII Municipio, Silvia Cecchini, docente di  Storia dell’Arte ha spiegato come Ernesto Nathan, Sindaco di Roma dal 1907 al 1913 a capo di una coalizione democratica, abbia trasformato una città ancora  rurale in una Capitale moderna. Ciò è stato attuato attraverso i referendum popolari per introdurre il servizio di trasporto pubblico, costruendo le prime strade con i sanpietrini, incominciando a illuminare la città, fino a quel momento buia di notte con i primi lampioni. Un’innovazione  che comprendeva la costruzione di abitazioni per i dipendenti lavoratori delle fabbriche era stata sviluppata nell’agro romano, oltre alla campagna contro la malaria, tutta una serie di scuole popolari per i figli dei contadini, che fino ad allora erano stati esclusi dal processo educativo.

L’assessore Silvia Cecchini

Ernesto Nathan, il Sindaco massone e radicale, amico di famiglia di Giuseppe Mazzini, fin dall’inizio del suo mandato nel 1907 diede subito importanza a due aspetti fondamentali, ovvero quello di investire molto sul  patrimonio culturale e sociale, acquistando varie opere di artisti romani o residenti a Roma. Per la città fu l’avvio di un processo innovativo, che portò grandi cambiamenti rispetto all’immobilismo e al grigiore culturale dei decenni precedenti in cui i Sindaci erano stati esclusivamente espressione della nobiltà romana legata al Papato. Questo programma radicale del Sindaco democratico lo costrinse ad affrontare varie discussioni con i colleghi per accontentare i cittadini, ai quali aveva fatto varie promesse nel periodo elettorale. Furono anni molto intensi e cruciali per la città ma purtroppo tutto ciò non durò tantissimo, infatti alla fine del suo mandato nel 1913 Nathan lasciò il governo di Roma in mano al Principe Colonna. Non solo a Roma ma in tutto il paese cominciò  un lungo periodo di crisi del parlamento italiano e dei Governi liberali fino allo scoppio della prima guerra mondiale e all’avvento del Fascismo con la marcia dell’ottobre 1922. La Roma a cui pensava Mussolini era quella imperiale e infatti, alla fine degli anni Venti, addirittura fece abbattere interi quartieri di epoca medievale e rinascimentale alle pendici del Campidoglio, tra l’attuale piazza Venezia e il Colosseo e la Spina di Borgo, dove oggi c’è via della Conciliazione davanti alla Basilica di San Pietro.  

Ma la politica del Sindaco Ernesto Nathan, in pochi anni, ha cambiato comunque l’aspetto di Roma e ancora oggi ce ne ricordiamo con gratitudine. Basta pensare al Piano regolatore del 1909 realizzato da Sanjust di Teulada, alla centrale elettrica voluta dall’assessore socialista Giovanni Montemartini, allo sviluppo della zona industriale tra Testaccio e l’Ostiense sulla riva sinistra del Tevere.