“Stare male e affacciarsi alla finestra, per poi capire che è l’intero mondo a soffrire, nudo del suo stesso dolore. Oggi che tutti siamo costretti a restare chiusi in casa per limitare i contagi, il mondo fuori dalle nostre case è diverso.
Prima della pandemia, dalla finestra il mondo sembrava perfetto: ognuno spedito coi propri passi o con la propria auto di corsa verso la meta giornaliera, verso la meta della propria vita. Bastava affacciarsi alla finestra per cadere nel tranello della perfezione e credere alla recita del mondo, che rincorre traguardi ma dimentica gli obiettivi.
Ora invece fuori dalla finestra si può cogliere il vuoto, il vuoto delle campagne, delle spiagge, delle strade. Si può cogliere un vuoto che ha la capacità di riempire le riflessioni, ora più che mai confuse, ma salvifiche.
Il vuoto è nell’intero mondo, ed è un virus ad aver messo in moto il setaccio che sta facendo emergere le nostre risorse e le nostre imperfezioni.”
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