Agricoltura Sociale: uno strumento per progettare il benessere della persona

“09.00 del mattino A. si presenta in azienda in anticipo, è il suo primo giorno di tirocinio. Oggi, non parteciperà con il gruppo alle attività nell’orto, la vedremo da lontano, mentre lavorerà. «Oggi è un nuovo giorno per me» mi dice, è molto emozionata. Mi chiede in continuazione se ce la farà, se è in grado, se e cosa dovrà fare. Parliamo un po’, la rassicuro: «un passo alla volta, con tranquillità, qui tutti sono contenti della tua scelta e tutti ti sosterremo; l’avresti mai detto un anno fa, che oggi ti saresti ritrovata qui?». (Dal diario di bordo degli operatori).

A è una ragazza come tante che in questi anni ha partecipato, insieme ad altri 50 ragazzi e ragazze come lei, nei progetti di agricoltura sociale (Campi aperti, Nuovi Campi aperti, O.R.T.I., dell’associazione Oasi e della cooperativa Kairos), sperimentando l’attività agricola attraverso l’intervento socio-educativo.

L’Agricoltura Sociale, ad oggi, «rappresenta un efficace strumento operativo che promuove l’interazione fra ambito agricolo e intervento sociale. Le pratiche di agricoltura sociale vengono utilizzate in diverse situazioni affermandosi come nuovo strumento educativo, terapeutico, riabilitativo per la risoluzione di problematiche legate a diverse tipologie di beneficiari: dalla persona disabile al minore a rischio, dal paziente psichiatrico alla persona detenuta ecc…» (Zampetti A., Sabatini P., collaboratori dei progetti). Uno strumento che collega a sé aspetti fondamentali nell’ambito sociale: la Progettualità individualizzata, l’autonomia della persona e il coinvolgimento attivo della rete, l’innovazione e la ricerca. Non si tratta solo di far vivere delle esperienze multifunzionali, ma di progettare attività rivolte ai bisogni del beneficiario nel raggiungimento della propria emancipazione, attraverso il coinvolgimento attivo delle aziende agricole, della famiglia, della scuola, del servizio sociale, del territorio, della comunità; promuovendo aspetti innovativi e creativi in direzione del benessere delle persone coinvolte.

Raccontando l’esperienza al Casale di Martignano, una delle aziende agricole dove vengono svolte le attività, i ragazzi e le ragazze hanno portato le loro storie fatte di svantaggio e diffidenza ed hanno incontrato la natura: talvolta ostile talvolta generatrice. Si sono confrontati con l’imprevisto del tempo e la fatica del lavoro. Hanno scoperto di essere forti, di avere il coraggio di provare a cambiare. Si sono stupiti di loro stessi, si sono conosciuti per la prima volta, o semplicemente si sono ritrovati. Hanno provato la tristezza e la frustrazione di un inverno che non dà frutti e la gioia di una primavera che riporta speranza. Hanno avuto la pazienza di veder crescere ciò che loro avevano piantato, hanno assaggiato il sapore dei frutti e condiviso con gli altri. Hanno rotto tubi, strappato piante, perso attrezzi ed ogni volta hanno trovato una soluzione per aggiustare, ripiantare e ritrovare. Hanno fatto domande ed hanno imparato a rispondere. Hanno chiesto di voler fare e hanno capito di esserne capaci. Ed oggi ognuno ha scelto dove andare, chi si è rimesso a studiare, chi ha trovato lavoro, chi è partito e chi ha scelto di rimettersi in gioco nella società. Ognuno per la sua strada.

“Giornata finita, il gruppo in capo ha fatto un ottimo lavoro di squadra nonostante il fango e il freddo decisamente fastidioso! L’azienda mi rimanda che A. si è impegnata tantissimo, è stata adeguata nella relazione con loro ed ha portato a termine il suo lavoro. Tutti soddisfatti.” (Dal diario di bordo degli operatori).

E pensare che le prime volte che veniva dopo 10 minuti si fermava a lamentarsi e si metteva a discutere sul fatto che quando piove è meglio restarsene a letto, che in campagna non prende il telefonino, che la strada fino all’orto è faticosa…
Ora, A., di strada in campagna ne ha percorsa e comincia a costruirsi quella per vivere bene in città!

Matteo Archilletti