Le testimonianze degli addetti ai lavori sulla vaccinazione sul rapporto con gli utenti

Silvia Pepe da Ostia Lido, psicoterapeuta presso lo studio pediatrico Capitan Casella 

(a cura di Martina Cancellieri) 

«Lesperienza del vaccino è stata positiva, avevo un podi timore ma la consapevolezza che stavo facendo la cosa giusta è stata maggiore del timore. Il vaccino è stato pressoché indolore e non ho avuto nessuna reazione allergica, cosa che può accadere. Infatti, prima del vaccino si fa un colloquio con un medico, e ancora prima si provvede a compilare una cartella in cui vengono elencate le possibili allergie. Nelle ore successive al vaccino ho accusato solo un dolore al braccio, che aumentava man mano che passavano le ore della giornata. C’è da considerare che ho fatto il vaccino nel tempo della pausa pranzo e poi ho proseguito a lavorare fino alle 20, quindi non mi ha impedito nulla. Il giorno successivo è passato tutto. 

Quanto al lavoro, prima del coronavirus, mai avrei pensato di dover effettuare delle sedute da remoto. Ciò mi era stato proposto precedentemente al Covid, ma ho sempre rifiutato, perché, essendo di approccio sistemico-relazionale, facevo proprio fatica a pensare che la relazione psicoterapeutica dovesse essere mediata da uno schermo. Devo dire che, dallo scorso marzo, mi sono ricreduta e ho potuto vedere come le emozioni passino anche attraverso uno schermo. Anzi, alcune cose sono venute fuori solo perché cera questa membrana che, facendo sentire la persona un popiù protetta, ha facilitato dei nuclei tematici e clinici di eventi ed episodi che sono successi al paziente e che, nonostante lavorassimo insieme da tanto tempo, non erano emersi. I pazienti poi mi hanno sorpresa. Persone che vivevano già un poisolate e avevano poche occasioni di uscire, a causa delle situazioni di sofferenza che non gli permettevano di vivere la socialità, pare si siano sentite più comprese. Mi dicevano: non capisco tutta questa ansia delle altre persone, io è una vita che vivo così”. Poi abbiamo affrontato anche questo aspetto che, se vogliamo, può essere paradossale. Sono emerse, quindi, anche situazioni di benessere: adolescenti, che erano sempre chiusi nella loro stanza, sono risultati collaborativi a casa; genitori e figli, che per motivi lavorativi si vedevano poco, si sono vissuti di più. Si è riscoperta una sorta di intimità familiare che prima non accadeva. 

Oggi, lavorare ai tempi del Covid, è accogliere le angosce e le paure più amplificate, i pazienti si sentono più combattuti e vivono dei conflitti. Con alcuni significa anche lavorare su dei lutti che sono rimasti inibiti, e sappiamo bene che i lutti senza rituale sono di più difficile elaborazione. Quindi, nel fare il mio mestiere, la difficoltà non è lavorare con le misure anti-covid, perché si può essere intimi a livello relazionale anche a distanza e con la mascherina. Seppure i pazienti siano senzaltro più stanchi e affaticati, e stiano tollerando di meno queste restrizioni. Io sto cercando di aiutarli, sento che hanno bisogno della presenza, quindi, quando posso, cerco di andare incontro alle loro esigenze, avendo fiducia nel loro processo di guarigione». 

 

Teresa Oliviero da Napoli, OSS presso un centro di riabilitazione per persone affette da Alzheimer 

(a cura di Martina Cancellieri) 

«Mi sono vaccinata perché credo che sia la cosa giusta da fare per proteggere te stessa e gli altri, in ambito lavorativo e soprattutto per la tutela degli utenti, nonché per etica personale. Il vaccino mi ha provocato un lieve bruciore al braccio, successivamente si è gonfiato ma dopo un paio di giorni è passato. 

Per quanto riguarda il lavoro, mantenere le distanze laddove molti utenti ti vogliono abbracciare è molto difficile, perché il loro affetto lo dimostrano anche con il contatto, e si legge nei loro occhi questa distanza. Però sono molto comprensivi e attenti, sperando che presto ci riabbracceremo di nuovo. Limportante è far capire certe dinamiche che avvengono, basta spiegarne il motivo con affetto e si trova sempre il riscontro positivo. Tutto sommato, i nostri utenti non la stanno vivendo male, sono accolti sempre in modo caloroso, nel rispetto delle regole». 

 

Paola da Spinea (Venezia), OSS presso una residenza per anziani 

(a cura di Martina Cancellieri) 

«La mia struttura mi ha chiesto il consenso per la vaccinazione e io lho dato. Dunque, mi è stata somministrata la prima dose, in seguito alla quale non ho avuto alcun tipo di reazione, tranne dolore al braccio, che è durato solo un paio di giorni. 

Nella struttura dove lavoro si è sentito molto il Covid, specialmente negli ospiti. Abbiamo avuto molti decessi, inoltre gli ospiti che sono stati isolati non hanno avuto la possibilità di vedere i loro cari e hanno risentito molto di questa situazione. Noi operatori abbiamo dovuto cambiare il modo di lavorare, usando i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) e fare più attenzione anche alla sensibilità dei nostri ospiti, poiché sono stati i primi a subirne le conseguenze». 

 

Daniela da Roma, operatrice sanitaria 

(a cura di Daniel DellAriccia) 

«Penso sia importante fare il vaccino, perché al momento è lunica maniera per combattere il coronavirus, scongiurando la possibilità di ammalarsi. 

Intanto vorrei rassicurare chi ha paura degli aghi e delle iniezioni, dicendo che personalmente, rispetto alla somministrazione da parte dellinfermiera, io non ho sentito niente. Rispetto agli effetti collaterali, la prima sera mi faceva male il muscolo deltoide nella parte superiore, che è la sede dellinoculo, non riuscivo a sollevare il braccio, inoltre ho avuto dolore alle gambe. Gli effetti collaterali comunque corrispondevano a quelli scritti sul foglio che viene rilasciato a chi fa il vaccino. Il mattino successivo ho avuto solo poco dolore, dove è stata fatta la puntura, niente di che, non ho avuto altri effetti. Alcuni colleghi hanno riscontrato mal di testa e qualche altro fastidio ma tutti in prima giornata, il secondo giorno era passato tutto, quindi io sono più che favorevole. 

Vorrei rassicurare le persone che temono gli effetti collaterali, dicendo che questi ultimi comprendono nausea, mal di testa, dolori muscolari e altre algie, cose che succedono anche per altri vaccini, non sono effetti a lungo termine. Mi fido del fatto che è stato provato dallAgenzia europea e da quella italiana per il farmaco, perché dovrebbero darci qualcosa che ci fa male? Tutti i farmaci hanno degli effetti collaterali, con qualsiasi antinfiammatorio ti puoi spaventare in una percentuale molto bassa. Io credo che il vaccino sia stato fatto per proteggerci». 

 

Martina Cancellieri, Daniel Dell’Ariccia