Pensioni ridicole per persone con gravi invalidità

La richiesta del presidente ANMIC: importo minimo di 15mila euro annui per invalidi totali e inabili al lavoro 

Nazario Pagano, presidente di ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili), nel suo discorso tenuto a fine anno, ha parlato del problema degli importi delle pensioni. La richiesta è diretta al Presidente del Senato della Repubblica, anche a seguito della sentenza n° 152/2020, che ha visto incrementato l’assegno per gli invalidi totali al 100% e inabili al lavoro fino a 651€, per chiedere di portare l’importo della pensione a non essere inferiore a 15.000€ l’anno lordi. Sembrerebbe il minimo, ma invece l’importo attuale per chi ha un’invalidità civile tra il 74% e il 99% è di soli 286,81€, cifra che non riuscirebbe nemmeno a soddisfare i bisogni elementari, specie se si ha una famiglia sulle spalle. Mentre l’assegno di accompagnamento, di 520,29€, è destinato soltanto a coloro che hanno un’invalidità al 100% e che hanno bisogno, quasi sempre, di cure e di attenzioni particolari, come badanti o medicinali, che ovviamente hanno un costo elevato e che con queste “retribuzioni” non possono essere soddisfatte. 

Come ci racconta Simona, che aveva un papà disabile, allettato a causa di una grave malattia, la cifra della pensione che percepiva, all’inizio, era di circa 300€ che, sommato all’accompagno, raggiungeva 600€. Quindi, se una persona aveva bisogno di assistenza, sicuramente tale cifra non era sufficiente a coprire le spese e a soddisfare i bisogni primari. Per esempio, assumendo un badante c’erano delle tabelle in base alla gravità del paziente per cui la retribuzione dell’assistente variava, e per un’assistenza h24 non bastavano 900-1000€ al mese. In più, ogni tre mesi si dovevano versare i contributi al Caregiver. Infatti «mio padre non ce la faceva a sostenere le spese» ci racconta Simona, «dovevo aiutarlo io, altrimenti non sarebbe riuscito a soddisfare i propri bisogni primari». Un’altra testimonianza è quella di Francesca, che ci spiega «mio padre aveva un’invalidità al 100% e doveva pagare sia la fisioterapia sia i farmaci, e le spese erano troppo alte; non riuscivamo a coprirle con i soldi della pensione e dell’accompagno». 

Pensare che al giorno d’oggi mandare avanti una famiglia con una pensione d’invalidità sia fattibile è ancora molto in dubbio. Non ci rimane altro che sperare che con il nuovo governo Draghi cambi qualcosa. Intanto i cittadini continuano a movimentarsi. Ne è un esempio la petizione “Reddito garantito a tutti i disabili e le persone in difficoltà” lanciata di recente dallo studio legale di Isabella Cesano sulla famosa piattaforma Change.org. 

 

Daniele Baldi