Assessore D’Amato: “Vogliamo fare di Roma un polo di integrazione socio-sanitaria”. 

I soldi destinati al PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) che arriveranno dall’Europa sono una grande occasione e bisogna utilizzarli bene. Perché sono una risorsa più unica che rara. Infatti, è la prima volta, dopo anni, che la politica avrà la possibilità di investire sulla sanità, abituata ai tanti tagli per cui si sono chiusi ospedali e reparti. L’idea che guiderà la spesa del PNRR in ambito sanitario è quella di costruire una nuova integrazione socio-sanitaria che vedrà non più soltanto la presa in carico della malattia, ma anche della persona coi propri bisogni sociali: l’integrazione, la famiglia, il lavoro e tutto quello che è il suo contesto di vita. Si prospetta una grande rivoluzione culturale da costruire con le realtà del territorio come le associazioni dei pazienti, i sindacati e le forze sociali. 

L’assessore alla Sanità regionale del Lazio, Alessio D’Amato, è intervenuto in un convegno sull’uso dei fondi di ripresa europei nel Municipio VIII, tenutosi a maggio all’interno del complesso socio-sanitario San Michele, a Tormarancia. Gli interventi da realizzare, grazie ai fondi del PNRR, comprenderanno tre Case della Comunità, un Ospedale di Comunità e un Centro Operativo Territoriale. L’assessore ha dichiarato: “Noi veniamo da una stagione, almeno l’ultimo decennio, in cui le due leve che hanno supportato il Sistema Sanitario Nazionale sono state quella assistenziale, governata dal Ministero della Salute e dalle Regioni, e quella finanziaria governata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Per anni ha prevalso la tenuta degli equilibri economico-finanziari in un paese che investiva nel sistema sanitario meno degli altri competitor europei. Questo ha comportato una stagione di tagli molto pesante che deve assolutamente essere superata”. 

La necessità di potenziare il settore della Sanità pubblica territoriale era emersa già durante i primi mesi di pandemia. Ora vengono programmati gli interventi e l’assessore ha dichiarato che “la componente ospedaliera oramai ha un livello di standardizzazione dei percorsi e degli esiti di cura. Ciò non caratterizza invece la parte territoriale della Sanità pubblica in cui manca una cultura dell’evidenza scientifica e una metodologia di analisi degli esiti di cura territoriali”. Secondo D’Amato, Roma diventerà un polo di integrazione socio-sanitaria, per il quale verrà recuperato il patrimonio edilizio pubblico e dove verrà potenziata la medicina territoriale, tant’è che a La Sapienza, insieme ad altre quattro Università italiane, è stato istituito un corso di specializzazione in medicina territoriale. D’Amato auspica che questi provvedimenti in programma rappresentino una grande riforma, che coinvolgerà tutti, giovani e meno giovani, come è stato per gli anni della Legge Basaglia.  

Inoltre, ha spiegato che “la struttura territoriale è fortemente basata su medici di famiglia e pediatri e la differenza, a monte, è anche nella formazione che nelle strutture ospedaliere è specialistica mentre per la parte territoriale non c’è specializzazione in medicina territoriale”. Qualcosa in questo senso si sta già facendo e l’assessore ha informato gli astanti che “in Italia sono stati istituiti 5 corsi di specializzazione in medicina territoriale di cui uno all’Università La Sapienza di Roma. Ne vedremo i risultati solo tra 5 anni”. E c’è una scadenza entro cui attuare gli interventi del Pnrr tra quelli più complessi e meno complessi. Per D’Amato sarà necessario avere la spinta degli anni di riforma come quelli della Legge Basaglia, coinvolgendo tutti: giovani e meno giovani. 

 

Foto di Maria Anna Catera