Dentro o fuori? Riflessioni sulla ripresa dell’attività scolastica

In questi giorni il governo sta lavorando per un rientro in sicurezza nelle scuole e il 31 luglio è stato pubblicato un Documento (risultato del lavoro coordinato dal Ministero dellIstruzione con gli altri Ministeri competenti, le Regioni e lAssociazione Nazionale Comuni Italiani, dal confronto con due tavoli di ascolto con scuole paritarie, gestori, associazioni e sindacati) rivolto al rientro in sicurezza nelle scuole per bambini fino ai 6 anni.  

Per quanto riguarda i ragazzi più grandi, il MIUR ha già divulgato le linee guida che si dovranno seguire all’interno delle scuole lasciando ai vari istituti un margine di autonomia nellorganizzazione delle stesse e nella gestione delle misure di sicurezza.  

Tra queste, spiccano gli ingressi contingentati, la riduzione dellorario delle lezioni a 50 minuti, lalternanza della didattica a distanza (DAD) e in presenza, lutilizzo delle mascherine negli spazi comuni e i banchi singoli. È stata ipotizzata anche la possibilità di effettuare lezioni in ambienti esterni alla scuola e adibiti allattività didattica in presenza e, per favorirne la ripresa, sono stati stanziati ulteriori fondi alle scuole. 

La realtà è che nonostante le linee guida, i documenti e i fondi stanziati a scuole pubbliche e paritarie, tutto resta estremamente ancora confuso e fumoso. I programmi e i documenti sono costantemente sottoposti a modifiche e revisioni quindi pensare, ad oggi, di avere un panorama chiaro di come tra poco più di un mese ci si preparerà alla ripresa scolastica sembra molto difficile. La domanda è ad esempio come sarà possibile per insegnanti di sostegno e assistenti specialistici seguire ragazzi che hanno necessità di svolgere determinate attività? Come sarà possibile conciliare il lavoro su ragazzi differenti qualora in ununica giornata alcuni di loro saranno in DAD e altri a scuola, secondo la linea guida degli ingressi contingentati? Si è anche ipotizzato di estendere lorario al pomeriggio e ciò comporta un cambiamento di prospettiva di vita di tutte le persone coinvolte, dai ragazzi al personale docente. 

C’è un grande sforzo da parte delle istituzioni nel riorganizzare la didattica in presenza, prospettando comunque una DAD affiancata o alternata. Se da una parte la DAD si è sorprendentemente rivelata, durante il lockdown, unalternativa alla didattica in presenza, non possiamo dimenticare che lo è stato in un momento di estrema criticità, dove improvvisamente ci siamo visti tagliare ogni possibilità di comunicazione, interazione e relazione con lesterno, con lAltro. La DAD, grazie ai sistemi di comunicazione moderni, ha permesso di stabilire un ponte virtuale con lAltro che era stato messo alla porta, che poteva diventare una minaccia anche con una stretta di mano. La DAD ha così mantenuto viva quella relazione con lAltro, arricchendola anche di nuovi argomenti e nuove modalità di interazione che vanno riconosciuti, ma continua a lasciar fuori laspetto carnale delle relazioni, quello fatto di contatto umano e che si avvale dellessere “qui e ora” insieme a qualcuno, in un contesto che accompagna e promuove il mio “essere qui con l’Altro”. E la scuola assolve (o almeno tenta) a questa funzione, avvalendosi naturalmente di elementi contestuali che rendono il qui e oradello studente un essere lì per, funzionando da contenitoree predisponendo lattenzione del ragazzo e il suo essere lì in quanto tale. Ecco perché la DAD difficilmente potrà rappresentare unalternativa alla didattica in presenza, nonostante abbia indubbiamente elicitato un nuovo modo di essere a scuola e abbia favorevolmente inciso sul potenziamento di alcune attività o modalità di relazione con lAltro cui prima non si aveva avuto modo di pensare. 

La fine del lockdown ha tentato di ridipingere un quadro di apparente normalità per i nostri ragazzi e la vita di molti ha ripreso i suoi ritmi, fino a far sembrare i mesi di quarantena un ricordo sbiadito, quasi non fossero accaduti in questo secolo o non ci avessero segnato, quasi avessero riguardato il mondo al di fuori di noi. Indubbiamente la spinta verso una ripresa alla normalità è stata fin da subito molto forte e in un certo senso ha permesso a molti di riprendere le attività, con più o meno attenzione alle misure di sicurezza. Ci si è concentrati nel riprendere “il pratico della propria vita, le proprie abitudini, a seguire le disposizioni come se ogni cambiamento o ripresa di ciò che per alcuni mesi ci era stato sottratto, avesse riguardato le cose e le attività che ci circondano. Tuttavia, sottovalutare ciò che abbiamo passato sulla nostra carne, sul nostro corpo, costretti a rimandare abbracci, a respirare nelle mascherine, a ritagliarci momenti di una passata normalità nelle poche uscite concesse, potrebbe rivelarsi una mossa a lungo termine dolorosa.  

Che impatto avranno questi eventi e le future disposizioni sulla vita delle persone, sul loro modo di percepirsi, di sentirsi, di relazionarsi, di apprendere e sperimentarsi? La scuola ha il compito di portare avanti il suo ruolo educativo ma anche protettivo nei confronti di quei ragazzi più fragili verso cui è doveroso un atteggiamento di tutela.  

Al di là delle regole e delle misure di sicurezza, resta necessario concentrarsi sul ruolo educativo e supportivo della scuola e degli operatori al suo interno rispetto allemotività dei ragazzi e alla loro crescita. La ricerca di risposte, regole ed emendamenti che scandiscano ciò che ci dovremo aspettare, può dare lillusione di avere il controllo di una situazione che ad oggi risulta ancora scarsamente prevedibile nel suo evolversi e nelle sue conseguenze. Tutto ciò contribuisce a generare confusione, rabbia, disorientamento, angoscia e non è certo semplice riconoscere e gestire queste emozioni.  

Di nuovo, ci aspettiamo delle risposte per placare quellangoscia che deriva da una condizione incerta, ma non altrettanto spesso proviamo a cercare proposte che piuttosto che disporre e ordinare, offrano, mettano in discussione, supportino. Ciò che abbiamo provato e sperimentato durante la quarantena e lincertezza che ancora si respira nelle nostre vite ha lasciato un segno dentro ciascuno di noi e i ragazzi andrebbero incentivati a esporsi su questo, trovando uno spazio di espressione, perché no? Magari proprio nella scuola.  

Mi piacerebbe che nel definire le nuove disposizioni si tenesse conto non solo della sicurezza e del rispetto delle regole di distanziamento, ma che si considerasse l’aspetto emotivo dei ragazzi e il loro bisogno di parlare di ciò che è successo, di confrontarsi con lAltro, di dare forma e voce a emozioni e pensieri e trovare possibilità di un contenimento.  

Mai come ora il bisogno di dimenticare è forte ma è altrettanto importante ricordare e favorire il confronto, per poter accogliere quelle emozioni che nei ragazzi trovano così difficilmente un canale di comunicazione o di sfogo.  

 

Sara Gaudenzi