Animali in gabbia o liberi nella savana?

Foto di Maria Anna Catera

Gli uomini sono stati definiti amici degli animali, ma siamo sicuri che gli animali siano trattati sempre come amici dell’uomo? 

“Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti, a fatiche, a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5 mila a 30 mila euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate. Ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti, di cui al primo comma, deriva la morte dell’animale.” Questo è quello che attesta il codice penale.

Il maltrattamento degli animali è un tema molto dibattuto, in particolare quello degli ospiti nei giardini zoologici. Le condizioni, infatti, in cui vivono gli animali negli zoo sono molto lontane dal loro habitat naturale, dove sono abituati a grandi spazi aperti, nella natura incontaminata…

Invece nelle città sono costretti a stare in luoghi angusti a scapito della loro salute. Per di più nei bioparchi coabitano tre o quattro esemplari di una stessa razza in uno spazio limitato, quindi queste povere bestiole vivono nell’isolamento e questo comporta la noia e la carenza di stimoli. 

Ad esempio si può notare, recandosi al Bio parco di Roma, che gli esemplari di animali sono molto apatici. Si muovono poco, mangiano lungo tutto il giorno e non di certo per fame. Questo spettacolo è pietoso, è un’esperienza poco stimolante anche per chi li osserva in questa loro indolenza. Sembrano pigri e hanno cibo a sazietà, nemmeno se lo devono procurare. Probabilmente dietro ci può essere uno stato di frustrazione o depressione.

Foto di Maria Anna Catera
Foto di Maria Anna Catera

Partiamo dal presupposto che questi giardini zoologici, volgarmente detti zoo, hanno una funzione educativa, una funzione di ricerca e di conservazione. Nella realtà questi luoghi rappresentano spesso degli ambienti di intrattenimento per famiglie con bambini. L’obiettivo principale sembra il divertimento, non importa alle persone che gli animali selvatici passino la loro vita in cattività, in condizione di limitazione spaziale e in ambienti asettici che di habitat naturale hanno ben poco.  

La segregazione influisce sulla loro mente e sui loro comportamenti. Oltre alla frustrazione della cattività, degli spazi ipo-stimolanti, anche la continua vista del pubblico fanno sì che gli animali si ammalino e soffrano di stress e che finiscano sovente per manifestare comportamenti stereotipati, anormali, ossessivi e ripetitivi. Studi scientifici hanno dimostrato che tali atteggiamenti si osservano solo negli animali in cattività. Soffrono di apatia (gli animali appaiono indifferenti e insofferenti agli stimoli), aggressività ( verso i loro simili o gli oggetti), autolesionismo ( provocano danni fisici a loro stessi, come mordersi la coda o la testa, strapparsi peli), comportamenti insomma stereotipati, ovvero compulsivi e ripetitivi, senza alcun obiettivo (camminare continuamente avanti e indietro, leccare  muri, sbarre, porte; eccessiva pulizia). 

Ma il divertimento e l’educazione alla conoscenza degli animali non sono il solo obiettivo. Lo scopo ultimo del giardino zoologico è offrire un valido contributo per la loro salvaguardia e il loro benessere. Questo stesso scopo lo hanno certamente gli zoo zafari, che sono però l’esatto opposto dei bioparchi metropolitani. Questi itinerari introducono i visitatori nel meraviglioso mondo della fauna africana. Si tratta di un’esperienza innovativa, che capovolge completamente la tradizionale concezione dello zoo. Invece di mettere gli animali in cattività per esigenze umane, gli zoo-safari, al contrario, trasportano gli esseri umani in sicurezza nel luogo dove gli animali vivono in libertà. Sono gli uomini che sono osservati e studiati. 

Foto di Maria Anna Catera
Foto di Maria Anna Catera

Questi zoo ribaltati cercano di istruire i visitatori sulla vita selvaggia, la conservazione e l’entità della preservazione dell’habitat naturale. In particolare in Africa ci sono molti parchi nazionali, che offrono safari per osservare gli animali selvatici in libertà. Queste esperienze concedono ai turisti di vedere da vicino le creature più affascinanti del pianeta senza metterle in pericolo. Nella savana ci sono le zebre che corrono, saltano e non sono le stesse degli zoo in Italia. Questo perché vivere nel proprio habitat naturale per un animale è estremamente importante, sia per l’adattamento che  per l’alimentazione. Gli animali si sono evoluti per sopravvivere ed adattarsi alle specifiche condizioni del loro ambiente naturale. Sono strutturati per sfruttare le risorse disponibili, cacciare o nutrirsi di prede specifiche e coesistere con altre che abitano la stessa area. 

Ecco quanta differenza c’è tra gli animali di un giardino zoologico e di un safari in Africa. Sicuramente non è un’esperienza da fare vicino casa, ma è molto più stimolante perché gli animali vanno lasciati liberi, e di questo ne gioiscono loro e noi che li vediamo pieni di vita.