Se dovessimo fare un’inchiesta veloce su quantiromani conoscono di nome o hanno mai sentitoparlare del quartiere di Tor Marancia, ci renderemoconto che sono davvero pochi. In fondo in questo luogo cosa c’è se non una torre medievale -la torre di San Tommaso- che si innalza su un parco, cosa c’è se non dei colorati murales che abbelliscono, grazie alla Street art, vecchi palazzi popolari altrimenti privi di colore, cosa c’è se non diversi piccoli giardini e spazi verdi che fanno respirare l’anonima periferia romana.Eppure qualcuno che ha voluto studiare a fondo la storia di questa borgata c’è stato, i loro nomi sonoLuca Canali e Giuliano Marotta gli autori di “TorMarancia. Storia di un quartiere popolare di Roma”,edito dalla Red Star Press.Il libro è uscito quest’anno fresco di stampa, da pocoè stato presentato a “Er Fest-Festival dell’editoriaradicale” e ci illustra un territorio inesplorato,facendoci fare un salto indietro nel tempo,dall’Antica Roma ai giorni nostri.Il vero e proprio mistero da cui parte tutto e di cui siè sempre dibattuto è il nome del quartiere,Tormarancio, Tor Marancia… Non si è mai arrivati ad un compromesso e pare mai ci si giungerà. La borgata fu fondata inspiegabilmente con il nome di Tormarancio, toponimo che ritroviamo anche in numerosi documenti e articoli della metà dell’Ottocento fino agli anni Trenta del Novecento, però il nome della strada principale che lo attraversa è al femminile. Tor Marancia, come riporta il libro di Ugo Zatterin“Rivolta a Sciangai” del lontano 1952, ha una storia molto lunga e variegata. Tutto inizia con gli scavi archeologici dei primi dell’Ottocento, dove sono venute alla luce le testimonianze su quel territorio dell’urbanizzazione dell’impero romano. Poi si è passati al Medioevo, secoli in cui cominciarono a sorgere nei dintorni di Roma, torri e castelli. Erano manufatti di avvistamento perché da lìsi potessero avvistare le pericolose e devastanti scorribande di barbari e saraceni sul vicino corso del fiume Tevere. Invasioni che si erano più volteripetute prima dell’anno Mille.Dopodiché si arriva negli anni del Fascismo. Il SanMichele e l’istituto per ciechi del Sant’Alessio erano stati trasferiti in quella porzione di territorio, a poche decine di metri da via delle Sette Chiese; l’obiettivo era quello di nascondere i disabili, i poveri e gli antagonisti per propagandare la potenza del regime di fronte ai capi di stato di tutto il mondo, che sarebbero venuti nella Capitale in occasione delDecennale della Marcia su Roma del novembre 1922.Intanto la disoccupazione dilaniava Sciangai mentre l’opposizione antifascista si faceva sempre più consistente. Nella borgata si respirava a pieni polmoni aria di Resistenza, quella tipica del movimento di Liberazione dall’occupazione tedesca, con la presenza forte dei comunisti e degli eretici di Bandiera rossa con la Banda Tor Marancio. Nel primo dopoguerra le cose non cambiano, aSciangai ci si ritrova nella povertà più assoluta, le famiglie vivevano in catapecchie con le fogne all’aperto, con le latrine in comune. Quando cadeva molta pioggia e la vicina marrana straripava, laborgata si trasformava in una sorte di palude. Le malattie respiratorie erano molto diffuse particolarmente nei minori, alle casupole delf ascismo si aggiunsero le baracche abusive degli ultimi proletari immigrati. I problemi della città alivello urbanistico erano numerosi, proprio come lo erano le occupazioni e le proteste per rivendicare una casa e una vita dignitosa.La situazione col passare degli anni migliorò: nel1955 l’ultima baracca di Tor Marancia era stata finalmente demolita e le persone andarono a vivere in abitazioni vere e proprie, costruite dall’IstitutoCase Popolari nelle vicinanze della baraccopoli. La città si stava poco a poco trasformando, nel 1954venne completata la via Cristoforo Colombo, lungo la quale cinque anni dopo fu inaugurata la Fiera diRoma. A Tor Marancia si aprirono nuove strade contano di linee autobus che la collegavano con la vicina Garbatella e con il centro città. La bellezza della borgata, finalmente riscattata, viene notata da giornalisti, registi e persino pittori.Negli anni Cinquanta le strade della borgatadiventano protagoniste di importanti ambientazioni cinematografiche. Tra i film girati nel quartiere troviamo: Esterina, Totò e Carolina, Le ragazze dipiazza di Spagna, Adua e le compagne, Camilla, Libera amore mio!Pier Paolo Pasolini scelse TorMarancia come luogo per il set di Mamma Roma(1962), l’aveva trovata perfetta per le sue indimenticabili pellicole, che sono rimaste celebri nella storia del cinema neorealista italiano. Insomma non ci sono più scuse per non conoscere questa meraviglia, anche da quando nel 2015, ventidue colorati murales sulle facciate dei palazzi popolari hanno reso Tor Marancia un museo urbano a cielo aperto.