Mordi e scatta. Come mangiano i teenager? Te lo dice Instagram!

Al giorno d’oggi la comunicazione tra ragazzi avviene sempre più attraverso i social media e nonostante venga spontaneo pensare che “un tempo era molto meglio”, i dialoghi digitali, se osservati con attenzione, possono raccontarci molto di chi li scrive. Ecco allora che osservando il modo in cui una persona sceglie e comunica messaggi inerenti al cibo è possibile capire quale ruolo e significato essa gli attribuisca. Questo diventa ancora più importante nel caso degli adolescenti per i quali il cibo riveste, oggi più che mai, una funzione sociale e, come vedremo, identitaria.

Per questo motivo un team di ricercatori dell’Università di Göteborg ha analizzato le foto e le didascalie di 1001 accounts Instagram di teenager scandinavi per studiarne le abitudini alimentari.

Il risultato? Il 67,7% delle immagini ritraeva sostanze con molte calorie e basso contenuto nutritivo mentre frutta e verdure apparivano solo nel 21,8% degli uploads. Come affermato da uno dei ricercatori, Christopher Holmberg: “Ad essere maggiormente condivise sono le foto di caramelle, biscotti e altri prodotti da forno, bevande dolci, cioccolato e gelato”.

Dei risultati abbastanza prevedibili. Ma è tutto qui? In realtà no. Lo scopo dello studio, infatti, pubblicato sulla rivista internazionale Appetite, è stato quello di capire non solo le categorie di alimenti più condivise ma anche i contesti nei quali apparivano, gli stili di presentazione e come gli utenti descrivessero l’immagine. Ecco allora che una semplice foto caricata sul proprio profilo Instagram può rivelarci più di quello che verrebbe da pensare ad uno sguardo superficiale.

Ad esempio in molte foto contenenti cibi ipercalorici apparivano in primo piano le marche di alcuni prodotti (Coca-cola, il Frappuccino di Starbucks, ecc.) in maniera simile a quella di una pubblicità. Secondo gli autori questo fa sì che i teenager contribuiscano, in maniera più o meno consapevole, alle campagne pubblicitarie di prodotti molto noti, amplificandone il potere persuasivo tra i loro pari. Dati che trovano conferma in studi precedenti nei quali è emerso come il significato simbolico dei diversi brands diventi più complesso in adolescenza e la presentazione di cibo sui social media svolga un ruolo nella formazione identitaria dei ragazzi. Un aspetto quest’ultimo che desta alcuni timori se si pensa che nel 2013 Starbucks è stato uno dei massimi inserzionisti su facebook, raggiungendo in questo modo migliaia di adolescenti e potenziali consumatori.

Non solo dolci e bevande gassate. Alcuni spunti(ni) positivi. Quando ad essere scattate sono le foto di frutta e verdura gli utenti preferiscono l’utilizzo dello zoom e di una presentazione simile a quella di un libro di cucina. In questo caso la descrizione si focalizza sull’appetibilità dell’alimento indicando che anche il fatto di seguire una dieta sana contribuisce ad uno status sociale desiderabile tra i teenager e che c’è la volontà, in chi carica la foto, di mettere in luce le proprie abilità culinarie. Degli aspetti che, secondo i ricercatori, potranno essere presi in considerazione nella promozione di una dieta equilibrata con un target di adolescenti.

Inoltre, sebbene sia evidente il potere persuasivo di molti brands, alcune strategie sarebbero in grado di proteggere i più piccoli. Infatti uno studio del 2014 ha mostrato come i bambini divengano più critici nei confronti delle pubblicità quando ne riconoscono l’intento persuasivo. Sarà utile allora promuovere in loro la capacità di comprendere e valutare le informazioni sulla salute – alfabetizzazione e-Health – e utilizzare al meglio i social media per far sì che siano loro stessi a veicolari tali messaggi con i coetanei.

Oltre a ciò, il fatto che in quasi tutte le didascalie gli utenti si riferissero a sentimenti ed emozioni positive e non al gusto degli alimenti, rafforza l’ipotesi che il cibo venga percepito come una componente che va ad integrarsi con specifici contesti e attività. Ne deriva che il fattore contestuale non può essere trascurato quando si cerca di comunicare ai giovani l’importanza di una dieta salutare, al fine di rendere il messaggio “appetibile” ed efficace.

Riferimenti: http://dx.doi.org/10.1016/j.appet.2016.01.009