Lo spettacolo in scena a Parigi durante il Festival Tracce
“Un-confort zone. Une intimitè confortable”, a cura di Elena Boni e coreografia di Glauco Gaia, è stata la performance attraverso la quale il gruppo Eventi del centro diurno San Paolo ha presentato nei primi giorni di ottobre, al Festival Tracce di Parigi, il concetto dell’abitare. Ogni attore ha scelto un’azione simbolica per rappresentare un frammento della propria confort zone, come suonare il piano, leggere un libro o lasciare che i pensieri volino liberamente. Queste azioni si fondono in una coreografia collettiva che esprime non solo il riposo del corpo, ma anche il movimento interiore delle emozioni e delle sensazioni.
L’idea è nata più di un anno fa dall’intuizione di Elena Boni, coordinatrice del gruppo, di esprimere le emozioni legate all’abitare attraverso il corpo. E’ partito tutto da dei disegni realizzati dagli utenti, coi quali ognuno ha espresso il proprio personale concetto di abitare. Partendo dai bozzetti e dalle emozioni suscitate sono scaturiti dei gesti orchestrati attraverso lo spettacolo di Glauco Gaia, ex coreografo ed utente del centro. Nonostante le emozioni provate e i gesti tradotti fossero molto eterogenei, la parola più utilizzata è stata quella della “solitudine”, che ognuno vive a modo proprio.
Lo spettacolo inizia con un lento risveglio del corpo che è il vero protagonista di tutta la performance: “ abitare il corpo- ha sottolineato Francesca Evangelisti, una delle componenti il gruppo-è la prima declinazione di un essere vivente, poi viene vivere la casa, il quartiere, la città, la nazione, il continente e infine il mondo. Abitare il corpo vuol dire essere coerenti con noi stessi, con l’io interiore. I gesti più suggestivi e particolari sono scaturiti, nonostante seguissimo un copione prestabilito, durante i momenti di improvvisazione, che non sono mancati. ”
La performance che è stata presentata in un reparto psichiatrico dell’ospedale Saint Murice della capitale francese, ha riscosso tanto entusiasmo tra gli operatori e gli utenti. ”E’ stato sorprendente e una piacevole emozione- conclude la curatrice Elena Boni- vedere il pubblico presente concentrato e in assoluto silenzio. Nei giorni successivi siamo stati accolti e apprezzati dagli addetti ai lavori, perché addirittura qualcuno aveva sognato la performance o comunque alcuni gesti avevano suscitato in loro forti emozioni. ”Anche Glauco Gaia ha espresso le sue impressioni sull’esperienza fatta a Parigi: “ Ci siamo trovati nella fossa dei leoni in quanto il pubblico ci circondava e non c’era uno spazio scenico delimitato. Questa ha reso lo spettacolo ancora più emozionante e vibrante”.
Il Festival Tracce non finisce a Parigi, infatti un fitto programma riempirà le giornate tra il 14 e il 16 novembre prossimo al centro diurno di San Paolo, e alla galleria d’arte Sic 12 in via Francesco Negri all’Ostiense.