“Le poesie visive” del Gruppo 70 alla mostra della Galleria d’Arte Moderna

Mostra gruppo 70

“Vie Nuove”, “Segnaletiche”,“Il cuore tornerà a battere”, “Il filo della bellezza” sono queste, tra le altre, le opere esposte alla Galleria d’Arte Moderna di Roma  fino al 5 maggio 2024  in occasione della mostra «La poesia ti guarda» Omaggio al Gruppo 70 (1963-2023). L’esposizione è a cura di Daniela Vasta, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con l’Archivio Carlo Palli di Prato, l’Archivio Lamberto Pignotti di Roma e la Fondazione Bonotto di Molvena (VI). Organizzazione di Zètema Progetto Cultura. 

La mostra alla Galleria d’Arte Moderna si concentra sulle opere degli anni Sessanta e Settanta, con un focus particolare sul periodo 1963-1968, attraverso lavori di artisti come Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti, Ketty La Rocca, Lucia Marcucci, Luciano Ori, Roberto Malquori e Michele Perfetti. 

 La rassegna rivela le scelte poetiche ed estetiche e le modalità espressive degli artisti, con particolare riferimento alle tecniche predilette dal Gruppo come il collage, il décollage, il fotomontaggio. 

Accompagnano il percorso espositivo poesie sonore e cinepoesie, libri d’artista e documenti che illustrano in vario modo le premesse teoriche, le ragioni poetiche e gli esiti espressivi del Gruppo 70. Un ricco corredo di documenti dell’epoca, tra manifesti, locandine, inviti, brochure, riviste, saggi e libri d’artista, completa l’esposizione.

Ma facciamo un salto nel passato, negli anni Sessanta, quelli del boom economico. Il 24 maggio 1963 si apriva, infatti, a Firenze, presso il Forte del Belvedere, il convegno “Arte e comunicazione” che è considerato dagli studiosi l’atto ufficiale di fondazione del Gruppo 70. A sessant’anni da questo evento la galleria celebra l’anniversario della nascita di questa avanguardia artistica che, nonostante la sua breve vita (1963- 1968) lasciò un segno all’interno della storia dell’arte e della cultura di metà del ‘900.

Il movimento attua una vera e propria critica degli effetti prodotti dai mezzi di comunicazione che tendono a formare una massificazione culturale. L’intento è quindi di fare una rilettura dei messaggi di un’informazione stereotipata e banalizzata diffusa allora dai mass media.

 

Gli artisti che facevano parte di questa corrente avevano un’urgenza espressiva, quella di contestualizzare la realtà e soprattutto il mondo dei media e della comunicazione. Il collage e il fotomontaggio, con deliberati “prelievi” dal mondo della pubblicità e della comunicazione di massa in generale, divennero gli strumenti principali per “giocare” con il sistema culturale utilizzandone gli stessi codici iconografici e linguistici, gli stessi stereotipi e miti, rimessi in circolo con significati nuovi e intenti caricaturali ed eversivi.

La ricombinazione di materiali verbali e iconografici eterogenei consentì la confezione di “poesie visive” in cui segni calligrafico-tipografici e figure si integrarono in unico piano semantico: poesia da guardare e pittura da leggere