Per Feminist art non si fa tanto riferimento all’arte realizzata da donne bensì a un movimento artistico e politico, in cui le protagonista erano attiviste per i diritti femminili e utilizzavano l’arte come mezzo di lotta. Dunque non vi erano scelte tecniche o forme innovative comuni tra loro. Ci troviamo tra gli anni ‘60 e ‘70, gli anni dei movimenti per i diritti civili, della contestazione studentesca e della seconda ondata femminista. È qui che nasce e prolifica la Feminist art, il movimento complesso e fondamentale per capire la storia dell’arte contemporanea. Si parlerà di artiste come Frida Kahlo, Judy Chicago, Faith Ringgold, Ana Mendieta e delle Guerrilla Girls, un collettivo che si è formato negli anni ‘80 per lottare contro la discriminazione sessuale e razziale nel mondo dell’arte. Questa è la prima graphic novel che racconta come le donne hanno cambiato per sempre l’arte.
Nell’articolo si parlerà di questo movimento e di come ha contribuito a rivoluzionare l’arte contemporanea. Attraverso alcune artiste si affronterà il tema di questioni come la discriminazione di genere, l’oppressione patriarcale e la sessualità femminile attraverso l’opera d’arte.
La Feminist art è un movimento nato negli Stati Uniti, che rappresenta una forma di protesta e ribellione nei confronti di una società patriarcale che escludeva le donne dal mondo dell’arte relegandole a ruoli di secondo piano. Le pittrici che hanno cambiato l’arte sono state numerose, ma alcune di loro hanno contribuito in modo significativo alla diffusione del movimento e alla sua affermazione come forma d’arte autonoma.
Questo movimento è strettamente legato ad un sentimento di rabbia e di rivolta che si era sviluppato in un momento storico, in cui le donne stavano diventando sempre più consapevoli del maschilismo sociale e del fatto che la loro posizione nella società era subordinata a quella maschile. Erano arrabbiate e frustrate nei confronti delle ingiustizie che subivano. Grazie all’arte, usata come mezzo di espressione e di lotta politica, esse hanno avuto la possibilità di esprimere la propria condizione sottoposta.
Questa rivoluzione generale si è manifestata in molte forme: dalle proteste in piazza alle azioni di disobbedienza civile, e ha contribuito a portare avanti la lotta per i diritti delle donne in tutto il mondo, segnando un passo avanti verso l’indipendenza femminile.
Anche se nata e vissuta in un altro periodo, cioè tra gli anni ‘20 e ’50, Frida Kahlo, artista messicana, è stata una figura fondamentale di questa corrente. Attraverso la sua arte ha esplorato temi come la sessualità femminile, la maternità, l’aborto, il dolore fisico e mentale. Per giunta ha utilizzato il suo corpo come mezzo di espressione e di lotta politica. Per esempio ha rappresentato in alcune opere d’arte il suo stesso corpo ferito e torturato con cicatrici, lacrime e chiodi che lo trafiggevano per rappresentare in maniera simbolica il profondo dolore, tema centrale della pittrice nella sua vita. L’artista stessa aveva vissuto un’esistenza straziante. Ma la descrizione del dolore nell’arte di Frida Kahlo non era solo fisica bensì anche emotiva e psicologica. Tramite la sua arte esplora i suoi sentimenti di isolamento, solitudine e disperazione, ma all’opposto anche la sua tenacia e la sua capacità di resistere alle avversità. Attraverso un’analisi surreale della sofferenza arriva a far emergere il suo coraggio vitale.
Un’altra delle pittrici che ha aderito al movimento è stata Judy Chicago. Nel 1974 ha realizzato il celebre “The Dinner Party”, un’installazione artistica che rappresenta la storia delle donne attraverso una serie di tavole imbandite. Realizzata tra il 1974 e il 1979 è stata considerata la prima opera epica femminista volta a raffigurare l’esclusione delle donne nella società occidentale.
Figura significativa del movimento è stata Faith Ringgold, artista poliedrica afroamericana molto suggestiva, caratterizzata da un forte impegno politico e sociale. È riuscita a mescolare la sua esperienza personale con la storia e la politica. Svariate sue opere rappresentano la vita degli afroamericani e delle donne, affrontando temi come la discriminazione di genere, la segregazione razziale e la lotta per i diritti civili. È riuscita a unire l’arte del cucito e della tessitura con la pittura e la scrittura.
Infine c’è Ana Mendieta, un’artista cubano-americana nota per la sua pittura che si distinse per un uso di colori vivaci e motivi organici. Le sue opere erano molto realistiche. La sua pittura era influenzata dalle sue radici cubane e dall’attenzione alla natura e alla spiritualità. Gran parte delle sue opere si concentrano sulle questioni di genere, razza e identità, sottolineando l’importanza di dar voce alle donne marginalizzate nell’abito artistico e culturale del XX secolo. Anche Mendieta ha utilizzato il proprio corpo come forma d’espressione per rappresentare per esempio la violenza sessuale e di genere. In “Rape Scene” (1973), Mendieta si è sdraiata sul pavimento con il viso coperto da un lenzuolo bianco, creando un’immagine potente e scioccante della vittima di stupro.
Questo è il panorama artistico del periodo di grande fermento che ha caratterizzato gli anni ‘60 e ‘70. Le lotte politiche e culturali e poi anche quella artistica hanno avuto un impatto duraturo sulla società e sul pensiero degli Stati Uniti d’America e del mondo intero.
